30 anni del Trattato di Maastricht: l’appello di ANGI per il rilancio del digitale in Europa
Il 7 febbraio 1992 a Maastricht, cittadina nel Sud dei Paesi Bassi, al confine con il Belgio e a pochissimi chilometri dalla frontiera con la Germania, i capi di Stato degli allora 12 Paesi membri della Comunità europea – Belgio, Danimarca, Germania, Grecia, Spagna, Francia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo e Regno Unito – si riunirono per sottoscrivere il trattato istitutivo dell’Unione europea.
Definito, come recita il suo titolo primo, una nuova tappa nel processo di creazione di un’Unione sempre più stretta tra i popoli dell’Europa, in cui le decisioni siano prese il più vicino possibile ai cittadini, il Trattato è ricordato soprattutto per i requisiti economici e finanziari che gli Stati membri dovevano soddisfare per l’ingresso nell’Unione economica e monetaria.
Il trattato di Maastricht ha aperto infatti la strada all’introduzione della moneta unica, l’euro. Non solo, ha creato la Banca Centrale Europea (Bce) e l’Eurosistema delle banche centrali, fissandone gli obiettivi tra cui la stabilità dei prezzi, cioè salvaguardare il valore della moneta unica. Il Trattato, infatti stabiliva formalmente tre fasi per l’Unione monetaria: introduzione della libertà di circolazione dei capitali entro fine 1993; tra 1994 e 1998 un aumento della cooperazione tra le banche centrali nazionali e un crescente allineamento delle politiche economiche degli Stati membri; dal 1999 in poi una graduale introduzione dell’euro, con l’attuazione di una politica monetaria unica, responsabilità della Bce.
“Oggi a trent’anni da quella firma che ha sancito un importante traguardo per la storia europea, come ANGI auspichiamo, secondo anche le parole di Paolo Gentiloni – Commissario europeo agli affari economici, che il 2022 si confermi come un anno cruciale per la riforma economica da approvare il prima possibile per la salvaguardia del benessere europeo e del nostro ecosistema paese. La sua attuazione, infatti, era stata sospesa nel marzo 2020, per consentire agli Stati di aumentare la spesa e far fronte alla pandemia di Covid-19. Ora il Patto, che senza interventi tornerebbe in vigore nel 2023, è in fase di revisione. L’Italia e la Francia infatti stanno già puntando dichiaratamente ad ammorbidire questi parametri per dare più spazio di manovra agli investimenti necessari a sostenere la crescita e a guidare la transizione ecologica e digitale.
Noi di ANGI siamo fieri di questo e ci siamo: pronti a sostenere questa trasformazione digitale e a donare il nostro contributo“, così dichiara, in una nota, Gabriele Ferrieri-Presidente ANGI-Associazione Nazionale Giovani Innovatori.