Via alla Fondazione Italia Digitale. L’intervista a Mario Morcellini
di Michele Morandi
Crescita, opportunità, sviluppo, futuro. Mario Morcellini, professore di comunicazione, giornalismo e reti digitali, scandisce queste parole d’ordine nell’inquadrare il peso specifico che la Fondazione Italia Digitale – presentata stamani a Roma e di cui farà parte in qualità di membro del comitato scientifico – avrà nel panorama della digitalizzazione. Perché è evidente che l’Italia è a un bivio e dovrà imboccare la strada giusta per cogliere la trasformazione in atto.
Quale sarà il ruolo che la Fondazione nello sviluppo digitale svolgerà nel Paese?
C’è un elemento di cambiamento storico che viene tracciato con la nascita della Fondazione Italia Digitale. Già il nome pone enfasi a un processo di digitalizzazione che esce dalla sua fase emergenziale per diventare realtà concreta nel nostro Paese. Noi stiamo già dentro il processo della digitalizzazione, è un fatto. L’emergenza che abbiamo vissuto in questi mesi ha contribuito a creare le condizioni per un radicale cambiamento, ma adesso è il momento di riunire tutti i soggetti sociali, professionali, le imprese e, naturalmente, la pubblica amministrazione per dare un’accelerazione.
Secondo la ricerca dell’Istituto Piepoli presentata stamani gli italiani sono più avanti nel campo della digitalizzazione di quanto si pensi. Chiedono sempre più servizi digitali e che siano più efficienti e organizzati. Secondo lei su cosa dobbiamo puntare per soddisfare questa domanda?
Intanto è bene sottolineare che è un fatto tutt’altro che scontato. Un indice di digitalizzazione percepita a questo livello è un risultato confortante. Sappiamo che buona parte dei processi di digitalizzazione, più che alle istituzioni – anche in Germania, ad esempio, le cose non brillano da questo punto di vista – sono da ascrivere alla società civile. Sono cioè processi avvenuti dal basso. Il motore dello sviluppo poggia su due pilastri: le famiglie giovani con figli e le persone scolarizzate con istruzione di buon livello che spesso hanno occupazioni professionali che sono di per sé una scintilla allo sviluppo. Vorrei però sottolineare il ruolo fondamentale delle famiglie, perché i giovani coniugi vivono già in un mondo immerso nella digitalizzazione, a tutto vantaggio dei propri figli e della loro educazione. I genitori hanno il compito di accompagnare i figli in questa crescita consapevole verso il futuro del mondo digitale.
Lei ha fatto parte del tavolo per la riforma della legge 150 del 2000 sulla comunicazione pubblica. Cosa ne pensa? Non è arrivato il momento di accelerare?
Se non ora quando?, verrebbe da dire. Sarebbe imperdonabile perdere questa occasione, quando ci sono risorse previste proprio per dare un impulso vero e concreto alla digitalizzazione. D’altra parte, il PNRR serve proprio per vincere quelle battaglie su cui un tempo ci si divideva: mettere risorse adeguate per un radicale cambiamento che il nostro Paese, povero e non sempre all’altezza del compito, ha finora mancato. E’ chiaro che in questo contesto la riforma della Legge 150 non è più rinviabile, ma deve essere accelerata, altrimenti la pubblica amministrazione non potrà diventare quel motore della trasformazione digitale che aspira ad essere e che oggi può, a tutti gli effetti, essere.
Fondazione Italia Digitale e PA Social sono impegnate sulla diffusione della cultura digitale di qualità. Come vede il mondo della comunicazione pubblica in questo momento e nel prossimo futuro?
In questo momento trovo che sia decisivo pensare che se la pubblica amministrazione non coglie l’occasione di dare un’immagine di sé dinamica e aperta al futuro, perderà un treno che non passerà più. Si torna al punto di prima: il PNRR sarà il banco di prova dove misureremo questa disponibilità. Si potrebbe addirittura pensare che una realtà come PA Social, senza saperlo, ha avuto e ha il compito di creare le condizioni affinché il PNRR dia un risultato importante in questa direzione. Certo, sarebbe stato meglio non “passare” una tragedia come il Covid, ma dobbiamo trarre insegnamenti da una situazione di emergenza. La Fondazione Italia Digitale nasce proprio con questo intento.