Dall’innovazione tecnologica a quella sociale

 Dall’innovazione tecnologica a quella sociale

NeN lancia il progetto “IntegrazioNeN“ insieme alla cooperativa Bee4: detenuti al lavoro con il team della startup per migliorare la qualità del servizio clienti. Ecco come funziona il lavoro nel carcere di Bollate finalizzato al reinserimento dei detenuti nel mondo del lavoro.

Può un detenuto far parte del team di una startup? La risposta è sì, è possibile, e sta già accadendo nel carcere di Bollate, grazie all’incontro tra NeNla prima azienda EnerTech in Italia, e Bee4, l’impresa sociale nata all’interno del carcere di Bollate che occupa oggi circa 90 detenuti (la prima per numero di impiegati tra quelle nate all’interno della struttura). Qui, la partnership tra le due aziende ha dato vita a “IntegrazioNeN”, un progetto di CSR con una doppia finalità, sociale e “di business”: da un lato – quello sociale – contribuire al reinserimento lavorativo dei detenuti della struttura; dall’altro – quello operativo – migliorare la qualità del servizio clienti di NeN, affidando a un gruppo di detenuti alcune attività di “controllo qualità” nel processo di sottoscrizione delle nuove forniture di energia.

A Bollate, dopo un periodo di formazione e affiancamento, i detenuti che lavorano insieme a NeN si occupano di data entry, validazione documentale, controllo e inserimento delle autoletture. Il tutto percependo uno stipendio che quasi sempre viene destinato alle proprie famiglie fuori dal carcere (si chiama “mercede” e rispetta le retribuzioni minime previste dai contratti collettivi). Ma, soprattutto, costruendo per sé stessi un efficace percorso di rieducazione e reinserimento nel mondo del lavoro e nella società civile.

Dall'innovazione tecnologica a quella sociale
Giuseppe Cantatore, Direttore attività produttive
bee.4 altre menti

“Il carcere di Bollate è, sin dalla sua apertura, un’eccellenza nell’ambito delle politiche di rieducazione dei detenuti. E gli effetti di questo modello si vedono: qui il tasso di recidiva è del 30%, contro il 70% di media nazionale. In altre parole, è la dimostrazione che far lavorare i detenuti abbatte sensibilmente la possibilità che questi tornino a delinquere una volta scontata la loro pena – spiega Pino Cantatore, l’attivissimo presidente di Bee4, che ha in prima persona vissuto un percorso di formazione professionale in carcere prima di fondare la cooperativa – A Bollate la Direzione lavora per garantire percorsi di rieducazione e opportunità di reinserimento, e i detenuti si impegnano attivamente in percorsi individuali di responsabilizzazione e formazione professionale. In questo contesto, Bee4 agisce come ponte con il mondo esterno e favorisce l’interazione con la comunità territoriale in tutte le sue forme: la cooperativa impiega già oggi circa 120 persone, di cui 90 con problemi di giustizia, ma puntiamo a raggiungere i 200 occupati entro il prossimo triennio. Abbiamo anche un gruppo di detenuti che la mattina si svegliano, raggiungono un ufficio e a fine giornata lavorativa tornano “dentro”.

E di lavoro si tratta, a tutti gli effetti, con tanto di obiettivi di performance e attività di team. L’avere affidato al team di Bee4 alcune attività di controllo e validazione documentale sulle attivazioni di nuove forniture ha permesso di ottimizzare alcuni processi e migliorare la qualità del servizio clienti. Le persone che lavorano a Bollate sono considerate parte integrante del team, con cui spesso vengono organizzati momenti di interazione che vanno a beneficio della crescita di tutti: dei detenuti, dei dipendenti NeN e del team nel suo complesso.

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