eSports e Gaming: nuova frontiera dell’insegnamento

 eSports e Gaming: nuova frontiera dell’insegnamento

Gli eSports ormai sono un fenomeno mondiale. Le previsioni per il 2024 parlano di circa 577 milioni di utenti in tutto il mondo interessati alle competizioni, con un ritmo di crescita di quasi l’8% nei prossimi 5 anni.

Le competizioni di videogiochi (che riguardano lo sport, ma anche il fantasy, l’avventura, l’azione) sono un “gioco per professionisti”, ma il “gaming”, più in generale, attrae ogni giorno migliaia di utenti, grazie al web, allo streaming e agli smarphone (oltre alle sempre più diffuse console). Oggi anche il mondo dell’istruzione guarda con interesse a questo fenomeno per la possibilità che offre di “apprendere giocando”. L’OMS, in particolare, ha promosso una campagna per sfruttare la capacità dei videogiochi di socializzare a distanza e per le opportunità che il “gaming” può offrire per condividere tra i giovani progetti su temi come il lavoro, la salute e l’educazione.

In effetti, l’uso dei videogiochi nella didattica è già una realtà nelle nostre scuole per la capacità di insegnare ai ragazzi il problem solving (una delle soft skill più importanti) e il gioco di squadra. La didattica attraverso il coding – l’unione di gioco e programmazione – ne è già un esempio ed è una metodologia applicata sin dalle scuole del primo ciclo. Così come esistono diversi progetti scolastici che coinvolgono il videogame Minecraft. Si tratta di sperimentazioni che oggi potrebbero subire ulteriori spinte.

eSports e Gaming nelle scuole

Occhio, però, anche all’abuso di videogiochi, perché lo stesso OMS ha messo in guardia gli educatori dai rischi del “gaming disorder” che colpisce i giocatori più accaniti. Ovviamente, per ogni strumento e pratica tecnologica, conta sempre e soltanto un uso intelligente. La ministra delle Politiche Giovanili, Fabiana Dadone, in particolare, in una recente diretta live sulla piattaforma Twitch con Everyeye.it (rivista specializzata di gaming) ha ammesso di essersi confrontata con il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, per avvicinare le scuole al gaming e di aver trovato lo stesso Bianchi molto interessato alla prospettiva perché potrebbe diventare una nuova modalità di apprendimento per gli studenti.

Nel frattempo, esiste anche un fondo nazionale di quattro milioni di euro a disposizione per gli sviluppatori di videogame (messo a disposizione dal MISE), mentre la ministra Dadone vorrebbe coinvolgere gli sviluppatori di videogiochi anche per la parte che riguarda gli anniversari nazionali e il restauro dei monumenti (temi che rientrano nelle sue deleghe). “Il 4 novembre avverrà la commemorazione del Milite ignoto – ha detto – e sarebbe carino all’interno della manifestazione realizzare un momento in cui si ripercorra la storia anche tramite i videogame”.

Ma anche il Ministero dell’Istruzione sta percorrendo la stessa strada e ha stretto un recente accordo con l’organizzazione Qlash che si occupa di eSports e che possiede una delle community di giocatori più grandi a livello internazionale. Qlash (che gestisce uno dei primi cinque team di gamer in Europa) ha fondato l’Education Lab rivolto alle scuole secondarie e organizza workshop per spiegare il mondo del gaming e degli eSports agli studenti. 

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