Clubhouse: il futuro della democrazia è digitale?
Clubhouse. Sono settimane che se ne parla: ormai lo conosciamo tutti, direttamente o indirettamente. Non servono ulteriori presentazioni. Piuttosto, parliamo delle prospettive future. Prima o poi, la piattaforma aprirà a tutti (android non temere!) perdendo il fascino dell’esclusività: cosa rimarrà una volta tramontato l’hype?
Sicuramente, rimarrà la politica. Ebbene sì, Clubhouse è un ottimo spazio politico. Lo dico per esperienza diretta. Vuoi discutere? hai qualcosa da dire? Entri, ascolti, parli e ti confronti. Nessuna censura, nessun limite: solo idee ed opinioni.
Fin qui, tutto meraviglioso. Sembrerebbe quasi la versione migliorata del famoso (e un tantino abusato) concetto di “agorà”: la piazza dove i cittadini della polis si trovano per discutere e deliberare sul futuro della città. E’ davvero così? Le potenzialità ci sono. Rallentiamo e cerchiamo di comprendere il fenomeno.
Cosa significa fare politica su Clubhouse?
Punto uno. Bello parlare di politica, ma concretamente che cosa significa? Semplificando, ci sono tre modalità attraverso cui si fa politica su Clubhouse: organizzando, discutendo e costruendo.
Organizzando. L’organizzazione è riferita ai gruppi politici: partiti, movimenti di protesta e ONG. Clubhouse, in questo caso, è uno strumento per coordinare e discutere l’azione politica. Partecipano tutti: dai simpatizzanti ai semplici curiosi interessati ad avvicinarsi a determinate realtà associative. Il vantaggio per le organizzazioni è duplice. Da una parte, hanno la possibilità di rafforzare il rapporto con la propria base. Dall’altra, possono parlare ad un pubblico più ampio e far conoscere le proprie attività.
Discutendo. La discussione non ha invece finalità di coordinamento o di promozione. Sono stanze apartitiche create per discutere il tema del giorno. Anche in questo caso, la discussione è aperta a tutti. Se il tema interessa, si alza la mano e si interviene. Non conta (teoricamente) il titolo, la provenienza geografica o la professione. Conta la propria opinione e la capacità di ascoltare quella degli altri. Lo scopo è quello di confrontarsi civilmente. Sbalorditivo vero?
Costruendo. L’attività di costruzione altro non è che una discussione organizzata. Si parte da un tema, lo si analizza e si raccolgono le proposte a riguardo. E’ un ottimo strumento per politici e istituzioni interessati ad ascoltare l’opinione dei cittadini. Esempio: sono un eurodeputato e voglio confrontarmi con i ragazzi. Apro una stanza, propongo un tema, lo spiego brevemente e ne discuto direttamente con loro. Un’ora di confronto aperto e sincero con i cittadini vale probabilmente più di 100 report sulla stessa tematica (data scientis, non vogliatemi male).
E se l’ascensore non funziona?
Punto due. Si è parlato di piazze virtuali, uguaglianza e apertura: è davvero così? Dipende se l’ascensore funziona. Prendo in prestito la bellissima metafora proposta da Annalisa D’Errico: Clubhouse il nuovo grattacielo social. Ma come un grattacielo? In alto ci stanno i potenti e in basso tutti gli altri: dov’è la democrazia? Nell’ascensore. Se infatti c’è modo di salire rapidamente, chiunque si trovi in basso può raggiungere i piani più alti. Questa, teoricamente, è la filosofia di Clubhouse. Il “teoricamente” è d’obbligo in quanto l’ascensore è ancora da perfezionare.
Affinché l’ascensore funzioni, è necessario intervenire su quattro tematiche. In ordine di importanza, troviamo:
Libero accesso a tutti. In questo momento, si sale solo se si riceve l’invito per farlo. Oltretutto, serve un Iphone. Decisamente non democratico.
Funzione anti-trolling. Se risolviamo il primo punto, si osserverà una crescita esponenziale di utenti. Tra questi, ci sarà sempre qualcuno pronto a disturbare la discussione: è matematico. L’ascensore, ricordiamolo, dovrebbe essere aperto a tutti. Serve quindi un sistema efficace di reporting che agisca come filtro. Entri per guastare la conversazione? ti viene precluso l’accesso alla stanza. In via temporanea, la prima volta, definitivamente la seconda.
Bilanciare i poteri di moderazione. Ok ai filtri, purché non si trasformino in strumenti di censura. Nessuno dovrebbe avere il potere di escludere dalla conversazione le opinioni contrastanti. Senza bilanciare i poteri di moderazione, c’è il rischio di passare dall’agorà alla tirannia. Censura selettiva per i dissidenti. Un incubo.
Dare spazio alle istituzioni. Mettiamo che il Sindaco voglia ascoltare l’opinione dei cittadini. La piattaforma deve garantire uno spazio per farlo, certificando che la discussione sia realmente promossa dalle istituzioni cittadine. Insomma, per determinate discussioni ci vuole uno spazio “ufficiale”: imposta il tono del confronto e garantisce il rispetto delle regole di conversazione.
Democrazia digitale, arrivo:
Clubhouse può rappresentare la nuova agorà politica? Sì, purché l’ascensore funzioni. Tutto dipende dalla capacità della piattaforma di lavorare sui quattro punti sopra citati. Le potenzialità ci sono. Se n’è accorto anche il Governo cinese: da febbraio, il social non è più accessibile all’interno del territorio cinese. Le piazze spaventano, specialmente quando non c’è modo di raggiungerle con i carri armati.