L’impatto del lavoro a distanza sulle persone
A cura di Fabio Invernizzi, Sales Director, EMEA South di Boomi
In passato mi è capitato spesso di scrivere di come la tecnologia rappresenti un abilitatore del cambiamento e, soprattutto, di come giochi un ruolo fondamentale per supportare gli obiettivi di business e di trasformazione.
Stante anche il contesto attuale, che ha accentuato la necessità della trasformazione continua, la velocità di esecuzione e la rapidità di risposta a nuove esigenze di mercato, appare altrettanto evidente come il fattore differenziante rimanga sempre legato alle persone. Sono le persone che creano il successo organizzativo, ancor più in questo momento dove è inevitabile vivere e lavorare in modo diverso.
Le sfide che ogni giorno affrontiamo, le difficoltà che incontriamo, ma anche i nostri punti di forza sono qualcosa di personale e unico. Oggi operiamo in uno scenario complesso, soggetto a continui cambiamenti, nel quale, volente o nolente, il tempo in cui siamo disconnessi – dalle persone (virtualmente), dai processi o dalla tecnologia – è sempre minore. Negli ultimi mesi è inevitabile constatare come si siano modificati profondamente molti modelli di business. La rapida e inaspettata (o solo accelerata) transizione al lavoro da remoto ha imposto a molti dei nostri clienti di abilitare e gestire le persone che, a volte con qualche difficoltà, operavano davanti a uno schermo dal proprio salotto, cucina o ufficio allestito in casa.
Davanti a tali cambiamenti abbiamo voluto promuovere una ricerca che provasse a fotografare l’impatto interpersonale e tecnologico del lavoro a distanza, che oggi rappresenta una priorità nella trasformazione digitale delle aziende, oltre che un’urgenza per molte organizzazioni. Da qui nasce Boomi Connections Survey, un’indagine svolta con interviste a più di 1.000 dipendenti e 200 IT decision maker che stanno affrontando il cambiamento da un quotidiano basato in ufficio a un altro remoto.
Un primo aspetto che l’indagine ha evidenziato, ma non è una sorpresa, è come i lavoratori stiano subendo fortemente l’impatto del lavoro a distanza. Quasi 6 dipendenti su 10 hanno dichiarato infatti di sentirsi più isolati e disconnessi dal proprio lavoro e dai propri team.
In realtà, appare evidente come a tutti manchi lo stare in contatto: sia gli introversi (48%) che gli estroversi (55%), in particolare i “baby boomer”, rischiano di perdere il contatto con i propri coetanei. Allo stesso tempo, però, quasi 9 lavoratori su 10 nutrono una certa preoccupazione nel tornare in ufficio.
Se da una parte il lavoro a distanza ci trasmette una forte sensazione di isolamento e sta influenzando la capacità di innovare e di essere creativi (con il 60% degli intervistati che lamenta una mancanza di condivisione di informazioni di persona con i colleghi), appare altrettanto evidente come l’utilizzo della tecnologia stia profondamente cambiando e possa agire positivamente guidando questa fase di trasformazione.
Più del 40% dei lavoratori, infatti, utilizza la tecnologia più frequentemente che in passato e segnala di aver scaricato e imparato a utilizzare nuove applicazioni per svolgere il proprio lavoro.
Un ulteriore segnale positivo riguarda la percezione dell’IT all’interno delle organizzazioni che in questa fase di pandemia è notevolmente migliorata, con quasi l’80% dei responsabili in azienda convinto che il team IT sia stato utile o estremamente utile. Un sentimento reciproco dato che quasi 8 su 10 leader IT affermano che il proprio team si sente più apprezzato in quest’era di lavoro a distanza.
Ritengo che questo clima di fiducia e aiuto reciproco possa rappresentare la chiave per abilitare all’interno dell’organizzazione nuove forme di connessione tra dipendenti, dati e processi a vantaggio dell’azienda stessa e del suo business.
Il lavoro da remoto, infatti, richiederà anche in futuro una nuova modalità di gestione, basata sulla fiducia e sui risultati, e un nuovo modo di lavorare, più autonomo, flessibile e che più si adatti alle circostanze e alle inclinazioni personali dei lavoratori.
In tutto questo contesto, la necessità per le aziende di creare, mantenere e massimizzare le connessioni tra persone, processi, dati e applicazioni si rivelerà sempre più pressante perché la capacità di rimanere collegati, in primo luogo con il proprio team, influenzerà l’abilità di condividere nuove idee e innovare rapidamente.
Boomi si trova in prima linea nel supportare le aziende anche durante questa nuova fase di evoluzione; per questo recentemente abbiamo introdotto Work Reimagined, un’iniziativa Open Platform per accelerare la Workforce Transformation, che consente di automatizzare e orchestrare nuovi processi, monitorare lo stato di salute dei dipendenti e promuovere un coinvolgimento più profondo tra la forza lavoro.