Sostenibilità: gli scarti del riso innovano l’automotive
Gli scarti del riso innovano l’automotive grazie alla produzione di materiali che impattano positivamente sulla sostenibilità.
Il riso è sicuramente il cibo più conosciuto in tutto il mondo. Per molte zone del nostro pianeta, esso costituisce l’alimento base e, dopo mais e grano, è il terzo cereale più coltivato (495 milioni di tonnellate). Stando alle recenti stime della FAO, la produzione mondiale di riso nel 2020 raggiungerà il massimo storico di 508,4 milioni di tonnellate e il suo utilizzo globale per il 2020/2021 toccherà 510,3 milioni di tonnellate.
La lolla di riso: da problema a soluzione
I chicchi di riso che arrivano sulle nostre tavole sono privi della lolla, l’involucro a più strati che li racchiude e li protegge durante la crescita. Si tratta dello scarto che deriva dalla sbramatura del risone, il riso grezzo dopo la trebbiatura. Ogni anno questi residui ammontano a più di 100 milioni di tonnellate, un enorme quantitativo che non può essere utilizzato per l’alimentazione animale, non è possibile bruciarlo perché inquina l’aria, se scaricato produce gas metano che contribuisce al riscaldamento globale. Quindi il problema che ne nasce non è di poco conto.
Nel 2006 Seiichiro Tabata, uno scienziato della Sony, scopre per caso che questi rifiuti possono essere trasformati in un nuovo materiale caratterizzato da un potenziale enorme di applicazioni. A partire da questa scoperta si assiste ad un numero consistente di impieghi della lolla di riso: da ingrediente nello shampoo a filato per realizzare T-shirt, dalla produzione di legno artificiale a elemento costitutivo di malte per massetti, intonaci in calce ed argilla nel campo dell’architettura sostenibile, solo per citarne alcuni.
Nel settore automobilistico già da qualche tempo la Goodyear destina gli scarti del riso alla produzione di pneumatici ma il loro più recente impiego riguarda gli abitacoli delle automobili.
Oryzite: l’esperienza di SEAT
Alla fine di ottobre, la nota casa automobilistica SEAT (gruppo Volkswagen) ha organizzato la seconda edizione del SEAT Innovation Day, un evento che mira ad identificare e incoraggiare lo spirito di innovazione tra i dipendenti dell’azienda. Tra le varie idee presentate, ha destato particolare interesse Oryzite, un progetto pilota innovativo che si basa sull’economia circolare. Infatti esso prevede l’uso della lolla di riso al posto dei prodotti in plastica. Obiettivo: ridurre al minimo l’impatto ambientale grazie alla diminuzione delle emissioni di CO2. L’Oryzite, rinnovabile e sostenibile, è un materiale che può essere miscelato con altri composti termoplastici termostabili e modellato.
Stefan Ilijevic, Head of Innovation di SEAT, sottolinea che «la ricerca è la via per un futuro sostenibile. Solo investendo in innovazione saremo in grado di promuovere nuovi progetti e materiali che riducono l’uso della plastica sul pianeta e contribuiscono alla cura globale dell’ambiente». Con il progetto Oryzite, la casa automobilistica sta compiendo un altro passo in avanti nella ricerca di nuovi materiali rinnovabili per ridurre l’uso della plastica nei suoi veicoli futuri e raggiungere un’emissione di CO2 pari a zero entro il 2050.
«In SEAT lavoriamo sempre alla ricerca di nuovi materiali per migliorare i nostri prodotti e, in questo senso, la lolla di riso ci consente di lavorare sulla riduzione della plastica e dei materiali a base di petrolio», afferma Joan Colet, ingegnere addetto allo sviluppo delle finiture interne di SEAT.
I primi test sono stati messi a punto nella produzione dei rivestimenti della SEAT Leon. Sono infatti state modellate alcune parti della vettura come il rivestimento del portellone posteriore, il doppio pianale di carico del bagagliaio e il sottotetto dell’abitacolo. Queste componenti, all’apparenza del tutto identiche agli elementi realizzati con la tecnologia convenzionale, hanno il vantaggio di avere un peso decisamente inferiore.
L’utilizzo della lolla di riso, così come quello di altri materiali di scarto, ci dimostra ancora una volta come, grazie ai processi innovativi, un problema può diventare la soluzione e contribuire alla sostenibilità e al benessere del nostro pianeta.