La Blockchain nel settore food a tutela del made in Italy
Secondo Apio, startup italiana che ha da poco lanciato Trusty, la piattaforma blockchain per le aziende del comparto agroalimentare, questa tecnologia è prima di tutto uno strumento di comunicazione, che rafforza il legame tra imprese e consumatori. A partire da un piccolo QR Code.
In Italia il mercato agroalimentare vale 133 miliardi di euro (pari al 9% del Pil), coinvolge 1,3 milioni di imprese lungo tutta la filiera, dall’agricoltura alla ristorazione, e dà lavoro a 3,2 milioni di persone (studio Nomisma presentato a Roma durante il convegno “La filiera agroalimentare al centro della nuova strategia per il Made in Italy”, ottobre 2018). Il comparto negli anni si sta inoltre facendo “sempre più smart” con un numero crescente di aziende che scelgono le soluzioni digitali per garantire la tracciabilità dei prodotti a tutela della loro qualità.
Tra le tecnologie più apprezzate c’è sicuramente la blockchain che ha conosciuto un vero e proprio boom e oggi rappresenta il 43% delle soluzioni disponibili, seguita da Qr Code (41%), mobile app (36%), data analytics (34%) e l’Internet of Things (30%) (dati dell’Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano e del Laboratorio Rise dell’Università degli Studi di Brescia, presentati ad aprile 2020).
In un mercato così dinamico anche l’offerta tecnologica cresce a livello globale. Tra le startup italiane c’è Apio che ha sviluppato la piattaforma Trusty, dedicata alle aziende del settore agrifood e realizzata in collaborazione con Var Group, che utilizza diverse tecnologie blockchain tra cui anche uno dei network principali nel mercato agroalimentare, ovvero IBM Food Trust. L’obiettivo principale è quello di offrire uno strumento democratico, alla portata di tutti. “Il 60% delle aziende nel settore agroalimentare decide di sviluppare progetti in ambito digitale per aprire un canale di comunicazione nuovo con il consumatore – spiega Lorenzo Di Berardino, CEO e co-fondatore di Apio – Trusty nasce proprio per dare una risposta a questa esigenza e, al tempo stesso, dal desiderio di rendere fruibili a tutti questi strumenti tecnologici“. Rispetto alle altre piattaforme blockchain, l’iscrizione del prodotto alla piattaforma Trusty è, infatti, gratuita, come tutte le funzioni che permettono di tracciarlo. Sono a pagamento una serie di funzionalità ulteriori che consentono di automatizzare l’inserimento dei dati.
Trusty inoltre è anche una delle prime piattaforme in Europa che permette alle aziende di utilizzare diverse tecnologie blockchain, come Bitcoin, Ethereum, Hyperledger Fabric “Ci sono diverse tecnologie e diversi modi di utilizzare la Blockchain e noi abbiamo deciso di utilizzare un approccio Blockchain Agnostic – prosegue Alessandro Chelli, CEO e co-fondatore di Apio – Puntiamo a creare un sistema che adotti standard di tracciabilità, tra cui anche il GS1 EPCIS che è uno dei più aperti all’interoperabilità, e che normalizzi le informazioni rispetto a questi standard permettendo poi attraverso le opportune integrazioni di andare su più piattaforme“.
Ma perché un’azienda del settore agrifood dovrebbe investire in tecnologia blockchain?
“Uno dei pensieri più erroneamente diffusi è che la blockchain sia una piattaforma che sostituisce i sistemi di certificazione delle informazioni – continua Lorenzo Di Berardino – Questa tecnologia è invece uno strumento di condivisione di informazioni, che ne amplificano la portata, rendendole accessibili al grande pubblico e creando un canale sicuro del quale tutte le aziende possono servirsi per scambiare informazioni“.
Apio, che propone strumenti innovativi per la digitalizzazione delle aziende ed è cresciuta con progetti nel settore dell’energia, ha deciso di lanciarsi in un progetto verticale per le aziende del settore food perché sono tra le più attente a creare un legame con il cliente finale e, molto spesso, hanno una lunga storia da raccontare per la realizzazione dei loro prodotti. Una storia fatta di passione e impegno, anche per ottenere certificazioni internazionali che attestano la qualità della produzione e la proteggono da fenomeni come la contraffazione o l’Italian Sounding. La blockchain diventa quindi il ponte che permette di trasmettere all’utente finale tutto questo bagaglio di informazioni, con un semplice gesto: la scansione di un QR Code apposto sul prodotto.
Una filiera trasparente consente inoltre al consumatore di sviluppare una maggiore consapevolezza negli acquisti: la generazione Z, nata a cavallo del nuovo Millennio, è molto più attenta al tema della sostenibilità ed è disposta a tradurre questa sensibilità in comportamenti concreti e, ad esempio, a spendere di più per un prodotto realizzato in modo etico e sostenibile. “Le aziende virtuose in tal senso possono ora condividere queste informazioni grazie alla tecnologia blockchain, innescando un ciclo positivo che consente al mercato di avanzare verso un futuro sempre più green” continua Lorenzo Di Berardino.
Per le piccole e media imprese del settore agroalimentare scegliere, dunque, una tecnologia blockchain può davvero trasformarsi in un vantaggio competitivo perché, rafforzando l’identità del brand, aiuta il consumatore a scegliere consapevolmente il prodotto di quel marchio.