Aziende: Il 20% chiude entro i primi due anni, il 45% non supera i cinque
Crescere meno del 50% all’anno è un chiaro segnale di crisi
I primi anni di vita di un’azienda rappresentano una fase particolarmente delicata, in cui le sfide da affrontare sono molte e il rischio di fallimento è elevato. Secondo i dati dell’US Bureau of Labor Statistics (BLS), circa il 20% delle nuove imprese chiude entro i primi due anni, il 45% non supera i cinque anni e il 65% fallisce entro i dieci. Solo una su quattro riesce a raggiungere il traguardo dei 15 anni. Queste cifre mostrano quanto sia complesso costruire un’impresa solida e duratura. Spesso, nelle fasi iniziali, vengono trascurati aspetti fondamentali che, insieme a errori comuni e talvolta inconsapevoli, possono compromettere la crescita dell’azienda e condurla al fallimento.
“Il marketing e le vendite sono il vero motore dell’azienda, la benzina necessaria per farla funzionare e crescere, eppure sono gli aspetti maggiormente trascurati all’avvio di un’attività – spiega Alberto Frisoni CEO di Sales Process Italia-. Nella maggior parte degli imprenditori, infatti, manca la consapevolezza e la cultura di quanto queste due aree siano cruciali nelle primissime fasi di creazione dell’azienda. Nel business plan si tende a inserire dettagli sui costi, ci si concentra principalmente sulla creazione del reparto amministrativo e produttivo, ma raramente si riflette su come si intende realmente vendere il prodotto o il servizio. In questo modo, l’intero processo di marketing e vendite finisce per essere trascurato. Si dovrebbe invece considerare come intercettare i clienti, individuare le figure di chi lo farà e quali canali comunicativi si utilizzeranno. Affrontare il problema di come vendere è dunque prioritario”.
Quali sono i principali errori che commettono le aziende nei primi anni di vita?
Mancanza di un corretto modello di business
“Oltre il 90% delle piccole e medie imprese non supera il milione di euro di fatturato – afferma Alberto Frisoni -. Questa soglia rappresenta un punto di riferimento cruciale per capire se si sta percorrendo la strada giusta; restando sotto questa cifra, l’azienda è ancora in fase di test e sperimentazione”.
Dunque, il milione di euro è il primo benchmark che indica se il modello di business scelto è quello giusto o meno. Un indicatore che può variare in base al settore dell’azienda, con soglie di riferimento che possono superare il milione di euro, anche se generalmente questa resta una cifra indicativa di successo iniziale e della capacità dell’azienda di crescere in modo sostenibile e strutturato.
“Molte aziende faticano a trovare il giusto modello di business perché si concentrano su ciò che vogliono offrire, senza considerare cosa cercano davvero i clienti e in che modo lo desiderano – chiarisce Alberto Frisoni – comprendere le esigenze del mercato è essenziale per allineare idee e progetti a ciò che può davvero avere successo, evitando così di sviluppare prodotti o servizi senza una domanda effettiva”. Un concetto che Alberto Frisoni ribadisce tante volte nel suo podcast “Fatturare fatturare fatturare”, seguito ogni mese da oltre 2 milioni di persone.
Un secondo errore è investire eccessivamente nello sviluppo del prodotto. Soprattutto nei primi anni, il motto è “veloce è meglio di bene”: agire rapidamente, portare il prodotto sul mercato, testarlo e apportare le eventuali modifiche necessarie anziché cercare la perfezione assoluta. “Con il tempo, il prodotto potrà essere migliorato, ma all’inizio è fondamentale validare il modello di business e verificare la risposta del mercato”.
Infine, il terzo errore riguarda gli investimenti in aree poco strategiche, che possono compromettere le risorse dell’azienda. Alberto Frisoni spiega che questo problema è particolarmente evidente nelle startup, soprattutto in quelle che ricevono finanziamenti esterni. “È cruciale che le prime assunzioni siano focalizzate sui venditori e sul marketing, in parallelo con il team amministrativo. Gli investimenti, inoltre, devono essere ben ponderati e tempestivi, per garantire una crescita sostenibile e duratura”.
Segnali di errori aziendali: crescita inferiore al 50% annuo
Ogni piccola e media impresa dovrebbe puntare almeno a raddoppiare il proprio fatturato, altrimenti rischia di non sopravvivere. “È fondamentale cambiare mentalità e non accontentarsi di un incremento del 20%, che può essere soddisfacente per grandi aziende come Facebook o Apple, ma per una PMI non è sufficiente. Se un’azienda fattura un milione di euro e cresce del 20%, guadagna solo 200.000 euro in più, una cifra che spesso non copre nemmeno i costi. Cambiare questa mentalità è essenziale se si vuole aumentare i propri utili e restare competitivi sul mercato” conclude Alberto Frisoni.