Fotovoltaico: burocrazia e veti bloccano business “made in Italy” e obiettivi agenda 2030
Secondo il Rapporto statistico 2023 sul fotovoltaico prodotto dal GSE, si registra un incremento della diffusione degli impianti fotovoltaici nel 2022 sul territorio italiano con un +20,6% rispetto all’anno precedente in termini di numero di impianti, e un +10,9% in termini di potenza installata, per un totale attuale di 25 GW.
Questi dati testimoniano che l’Italia è un paese dove il potenziale di sviluppo del settore fotovoltaico è molto alto ma non ancora pienamente sfruttato. Infatti il trend positivo nasconde, in realtà, una criticità che caratterizza negativamente il Paese: la burocrazia e l’ostruzionismo pubblico ai progetti di energia rinnovabile. Il fatto che il settore sia in crescita è merito del grande numero di progetti presentati ogni anno al vaglio dell’autorizzazione degli enti competenti: secondo l’ultimo rapporto di Legambiente nel 2022 sono state presentate 4.401 richieste di connessione per un totale di 303 GW, di questi il 40% è relativo a impianti fotovoltaici di cui però è stato autorizzato solo l’1%. Per questa ragione la lentezza delle installazioni non è un problema da imputare alle imprese che, al contrario, sono molto attive.
Per meglio comprendere questo scenario e avere un quadro completo sulle imprese operanti sul mercato del fotovoltaico in Italia, l’associazione GIS – Gruppo Impianti Solari, che riunisce aziende italiane che progettano e costruiscono impianti, ha commissionato un’indagine sul settore a Business Intelligence Group, azienda leader in Italia nelle ricerche di mercato.
Secondo i risultati dell’indagine, le aziende produttrici di componentistica con sede in Italia sono in totale 234, di cui 52 si occupano anche della fase di installazione degli impianti. Il numero appare più alto rispetto a quello delle aziende fornitrici di componentistica per l’Italia ma con sede all’estero: 164. Questo significa che il 58,8% dei fornitori di componentistica per il mercato italiano del fotovoltaico è italiano, contro un 41,2% di fornitori esteri.
Passando alla porzione di filiera che si occupa dell’installazione degli impianti fotovoltaici, l’indagine riporta che le imprese con sede in Italia sono 2900, di cui la quasi totalità installa piccoli impianti (2862) mentre solo una minoranza costruisce grandi impianti a terra (253). Questo dato è coerente con quanto già riportato dal GSE, ovvero che l’Italia è un paese contraddistinto da impianti di piccola taglia. Gli installatori hanno sede principalmente in Lombardia (530 imprese), Veneto(385) ed Emilia-Romagna (310).
Guardando, invece, agli operatori esteri attivi sul mercato italiano, l’indagine ha calcolato un totale di 140 installatori, di cui 117 con sede in Germania, 4 in Cina, 3 negli Stati Uniti e 1 in Egitto. Anche in questo caso il dato ritrae un contesto in cui prevalgono operatori italiani.
La situazione descritta sembra contrastare con la narrazione dominante secondo cui la filiera italiana delle rinnovabili, del fotovoltaico in particolare, ha una rilevante dipendenza da mercati esteri, soprattutto dalla Cina. Come si spiega questa apparente contraddizione?
La Cina è oggi il principale fornitore europeo di materie prime per la filiera energetica: le terre rare sono il primo anello della catena di produzione per tecnologie fotovoltaiche ed è vero che senza questa fornitura il mercato italiano andrebbe in seria difficoltà. Invece, il settore in cui Italia possiede una buona porzione di autonomia è la capacità produttiva di componentistica, che richiede competenze ingegneristiche di progettazione, assemblaggio, manutenzione e immissione sul mercato.
“Questa è anche la ragione per cui il potenziale di sviluppo del settore nel nostro Paese è molto alto e in linea teorica rende raggiungibili gli obiettivi al 2030. Tuttavia, la lentezza degli iter autorizzativi, l’eccessiva burocrazia delle Regioni e i veti infondati delle Soprintendenze rallentano i ritmi di crescita che potrebbero essere ben più alti. Addirittura, la quantità di GW di cui è stata richiesta la connessione nel 2022 dimostra che se la metà dei progetti fosse approvata avremmo già centrato gli obiettivi di decarbonizzazione,” commenta Raffaello Giacchetti, Presidente di GIS – Gruppo Impianti Solari.