“Spesso anche oltre” e la questione insalata
Lo scarto alimentare europeo si aggira attorno a 153 tonnellate l’anno, per un totale di 143 miliardi di euro.
Il tema dell’abbattimento degli sprechi alimentari è uno degli obiettivi prefissati dall’agenda Green Deal dell’UE. Nel corso degli ultimi anni molte grandi aziende come il Gruppo San Pellegrino, Riso Scotti e altre hanno portato avanti delle concrete azioni contro questo fenomeno.
Un esempio virtuoso è l’applicazione To good to go, una piattaforma che collega ristoranti ed alimentari con potenziali clienti per vendere le eccedenze alimentari invendute.
Nel banco della Commissione Europea sono presenti diverse proposte da mettere in atto, molte di queste riguardano la consumazione dei prodotti ed altre l’intero sistema di imballaggi presente dietro la filiera.
“Spesso buono oltre”, è la dicitura che sarà presente nelle prossime etichette approvate dalla UE. L’espressione andrà a sostituire la famosa “da consumarsi preferibilmente entro” posta vicino alla data di scadenza.
Secondo gli esperti questo dovrebbe aiutare i consumatori nel processo decisionale e rendere il singolo cittadino maggiormente consapevole. Questa azione rappresenta solo una delle prime iniziative che Bruxells vuole portare avanti. Il focus è quello di abbattere lo spreco del 50% entro il 2030 attraverso progetti ed investimenti.
Negli ultimi giorni in commissione europea c’è stata la proposta di eliminare tutti gli involucri di frutta e verdura considerati come una monoporzione: ovvero tutti gli imballaggi che hanno un peso lordo inferiore ad 1.5 kg.
Questa proposta sta facendo molto discutere: coloro che ne sono a favore sostengono l’idea che così facendo si andrebbe a ridurre un grandissimo quantitativo di rifiuti ed in più si diminuirebbe lo spreco di cibo.
Molti invece si sono detti contrari a quest’ultima proposta: le motivazioni portate avanti sono legate maggiormente ad un aspetto logistico, di mantenimento e del costo di una possibile alternativa oltre ad una difficoltà di posizionamento del cibo all’interno dei punti vendita. Ma non solo, si sono anche fatti voce di tutta quella fetta di popolazione che nelle monoporzioni trovano una praticità che in caso contrario non avrebbero: single, coppie e lavoratori.
Siamo di fronte ad una realtà dove da una parte abbiamo l’inutilità di una confezione di plastica e cartone per 4 mele e dall’altra la praticità che una piccola busta di insalata può dare.
Si tratta quindi di trovare un equilibrio tra le esigenze dell’economia e quelle dell’ambiente circostante cercando soluzioni innovative ed efficaci contro il problema della plastica nel alimentazione consapevole.