L’IA cresce e si evolve: media e istruzione cambieranno per sempre
ChatGPT è solo la punta dell’iceberg. OpenAI, la startup collegata alla chatbot di intelligenza artificiale, si apre a nuovi servizi e a un pubblico più ampio. L’annuncio è arrivato da Microsoft, i cui clienti possono accedere alle tecnologie avanzate di ChatGPT attraverso il programma Azure OpenAI Service. Non solo testi “ben scritti”, OpenAI può produrre anche immagini con il generatore automatico chiamato Dall-E. Basta una semplice descrizione testuale e il sistema farà tutto il resto. Microsoft è pronta ad investire su OpenAI altri nove miliardi di dollari, dopo il primo miliardo speso nel 2019.
Il progetto OpenAI, dunque, non può più essere considerato solo un semplice esperimento di ricerca sull’intelligenza artificiale per misurare l’impatto di questa tecnologia sul genere umano. Infatti, la mission etica iniziale (il progetto è partito nel 2015) sta lasciando il posto ad obiettivi più “commerciali”.
ChatGPT va nella direzione di prevedere funzioni base e funzioni premium. È un prodotto che fa gola a molte aziende tech, anche se Microsoft ha annunciato di voler vigilare su eventuali abusi. Intanto, l’uso di ChatGPT si sta diffondendo sempre di più tra i media. L’emittente araba Al Jazeera ha ammesso di usare il bot per riassumere e tradurre i contenuti. Anche il nostro DataMagazine, tra i primi giornali online in Italia, ha deciso di sperimentare questa nuova tecnologia, integrando nella sua redazione un vero e proprio redattore basato sull’IA. Il mondo dell’istruzione, invece, guarda all’IA con un misto di interesse e timore. In Italia il dibattito è aperto e non siamo ancora alle decisioni drastiche prese nello Stato di New York in cui si è deciso di vietare l’uso di ChatGPT nelle scuole, o come in Australia, dove alcuni atenei hanno proibito l’uso del bot per attività accademiche.
Per l’UNESCO, però, il cui obiettivo è sviluppare in tutti i Paesi membri l’Agenda Educazione 2030, l’intelligenza artificiale può contribuire ad innovare il processo di insegnamento e apprendimento, ma è una sfida non esente da rischi. Per questo, l’Organizzazione chiede che siano mantenuti criteri di equità e inclusione nell’utilizzare la tecnologia dell’IA applicata al mondo dell’istruzione. Anche l’Unione Europea sta dedicando energie all’argomento e ha previsto delle specifiche Linee guida.
Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, è intervenuto di recente su La Repubblica, parlando proprio di intelligenza artificiale collegata all’istruzione spiegando come l’IA abbia “il potenziale per rivoluzionare la società e di conseguenza la scuola”, ma “l’educazione richiede un dialogo diretto, presuppone la sua umanizzazione proprio perché si incentra sulla persona. L’intelligenza artificiale non può dunque soppiantare l’insegnante né marginalizzarne il ruolo, che è decisivo in tutti i gradi di scuola, in particolare nella primaria”.
Sulla stessa scia anche il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, Antonello Giannelli, il quale chiede di approfondire le nuove offerte tecnologiche e si dice contrario a qualunque divieto e chiusura perché “gli strumenti sono sempre neutri. Il loro impatto sull’uomo, sugli studenti, dipende dall’uso che se ne fa. L’intelligenza artificiale è con noi, sempre più, non possiamo chiuderla fuori dalla porta. I nostri ragazzi, poi, devono maneggiare questi algoritmi per non esserne dominati. Certo, il compito in classe va fatto senza l’intelligenza artificiale”.