Trieste smart city al centro dell’Europa
Trieste, nella sede dell’Urban Center, ha ospitato la seconda tappa di “Le città possibili”, ciclo di incontri promossi da Fondazione Italia Digitale in collaborazione con Municipia SpA – Gruppo Engineering
Un’occasione importante per condividere e analizzare esempi di azioni concrete per lo sviluppo delle smart city e della transizione digitale, soprattutto per quanto riguarda l’impatto della digitalizzazione sulla qualità di vita dei cittadini
Il tema delle smart city ricorre frequentemente quando sentiamo parlare di innovazione, di tecnologia, di digitale, di rigenerazione urbana. Ma quanto ne sappiamo realmente? Come si stanno muovendo le città, le amministrazioni pubbliche? Quali effetti hanno e avranno le trasformazioni legate alla digitalizzazione e alla sostenibilità sulla società, sulla vita dei cittadini?
Su tutti questi aspetti si è concentrato l’evento “Le città possibili” che ha avuto luogo mercoledì 26 ottobre negli spazi dell’Urban Center di Trieste. Si è trattato del secondo di cinque appuntamenti itineranti, organizzati da Fondazione Italia Digitale in collaborazione con Municipia SpA – Gruppo Engineering, che hanno l’intento di andare a incontrare quelle realtà urbane che si stanno distinguendo come centro di processi di trasformazione digitale e che stanno dimostrando un grande impegno e una concreta sensibilità verso percorsi di questo tipo.
L’evento triestino, patrocinato dal comune, con il sottotitolo “Trieste smart city al centro dell’Europa”, è stato l’occasione per fare il punto, grazie alle testimonianze di un ricco parterre di relatori, sui cambiamenti innovativi in atto nel capoluogo del Friuli Venezia Giulia. I contributi, moderati da Vittorio Sgueglia della Marra, Direttore Servizio open Government e Informazione Istituzionale del Comune di Trieste, sono stati introdotti da Francesco Nicodemo, portavoce di Fondazione Italia Digitale, e Stefano De Capitani, Presidente di Municipia SpA.
Nicodemo ha spiegato che «il digitale è un acceleratore, uno straordinario abilitatore del miglioramento della qualità di vita, qualità che i cittadini misurano in rapporto ai servizi che le città offrono». Ha quindi sottolineato la necessità che il digitale sia popolare in senso politico, cioè accessibile a tutte le persone e, al tempo stesso, una trasformazione comprensibile a tutti.
Per De Capitani, il concetto di smart city è un po’ confuso poiché ognuno lo interpreta a modo proprio. Sarebbe preferibile parlare piuttosto di città aumentate in quanto, per tutte le città di qualsiasi dimensione, con la tecnologia e con le piattaforme digitali, è possibile aumentare le opportunità di vita, di lavoro, grazie a una maggiore efficienza dei servizi pubblici, dei servizi sociali, della mobilità, del turismo, della gestione dei rifiuti. La tecnologia non è il fine ma il mezzo indispensabile per migliorare la qualità di vita delle città. Ha evidenziato, inoltre, quanto sia fondamentale, in simili contesti, l’esistenza di un partenariato tra pubblico e privato affinché si raggiunga il miglioramento. Da un lato la pubblica amministrazione fissa gli obiettivi e controlla, dall’altro il privato mette a disposizione la ricerca e le proprie competenze per innovare e far sì che persone e territori traggano il massimo vantaggio dalle nuove tecnologie. De Capitani ha osservato che «Trieste è una città che sta dimostrando impegno e sensibilità verso una trasformazione urbana e digitale. Si è evoluta, si percepisce che si sta impegnando in modo concreto» e perciò rappresenta un modello a cui guardare.
Non dimentichiamo che Trieste non è unicamente sede di un’importante università, ma anche polo scientifico e tecnologico internazionale grazie alla presenza di Area Science Park, ICTP (International Centre for Theoretical Physics), ICGEB (International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology), SISSA (Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati) solo per citare alcuni esempi (n.d.r.).
L’esperienza di Trieste
“Trieste ha riacquistato una posizione geopolitica importantissima e fondamentale su cui sta costruendo un sistema di logistica grazie alla sintonia con la Regione FVG e l’Autorità Portuale che ha fatto sì che, nonostante le difficoltà della pandemia, si sia continuato a correre in un periodo di crisi economica generale. Nel momento in cui si corre, nel momento in cui ci sono grandi attenzioni a livello di investimenti sul territorio, essere smart vuol dire avere sia gli strumenti tecnologici sia la capacità di governare tutte quelle situazioni che riguardano opportunità, criticità, debolezze della città, ma anche punti di forza” ha affermato Serena Tonel, Vicesindaco con deleghe alle Politiche Economiche del Comune di Trieste. Motivo di orgoglio per la città è sicuramente il fatto di occupare il primo posto nella classifica italiana delle città con la migliore qualità di vita (*) e di aver ottenuto nel 2020, dall’UNESCO, il riconoscimento di Learning City che, come racconta Tonel “per noi è una responsabilità mantenere questo primato che si fonda su tanti elementi ma principalmente sulla capacità collettiva di cogliere le opportunità in tutti i settori. Si tratta di un fattore culturale, elemento trasversale, che riguarda una capacità collettiva di conoscere e apprendere, capacità di trasformare ricerca e conoscenza in un fattore di crescita economica e sociale“.
Michele Lobianco, Assessore con delega all’Innovazione Tecnologica e alla Transizione Digitale, ha posto l’accento su quanto sia cruciale il partenariato tra pubblico e privato, prendendo come esempio proprio l’Urban Center, fortemente voluto dal comune di Trieste, frutto di un importante investimento e nato dalla sinergia tra la pubblica amministrazione cittadina e soggetti privati, per dare vita, nel cuore della città, alla casa delle startup, del digitale, dell’innovazione ma anche casa comunale, luogo dedicato alle future generazioni. Per Lobianco, inoltre, non si può non considerare due concetti che devono viaggiare assieme, democrazia digitale ed emarginazione digitale. L’obbiettivo è la smartizzazione di vita ed è auspicabile, sul modello dei numeri verdi, una sorta di rete verde di connessione per i cittadini.
Il ruolo di catalizzatore, di creatore della cultura dell’innovazione, di luogo di contaminazione delle idee dell’Urban Center è stato ripreso da Lorenzo Bandelli, Direttore Dipartimento Innovazione Servizi Generali del Comune di Trieste e da Elisabetta Borelli, Co-Founder, VP Strategy & External Relations, Bio4Dreams – Capofila RTI Gestori Urban Center. La struttura, inaugurata nel 2020, nonostante la pandemia, ha organizzato, in questi due anni, circa 200 eventi che hanno registrato la partecipazione di 6000 persone di cui 1700 in presenza. Ad oggi accoglie anche 19 startup, 17 italiane e 2 slovene, le cui attività riguardano prevalentemente settori quali digital hightech, biomedicale, digital health, biotecnologia. Il FabLab, sede di laboratori nati per mettere a disposizione e alla portata di tutti tecnologie di fabbricazione innovative e situato al piano terra dell’edificio, ha ospitato 80 incontri di prototipazione digitale.
Le sfide di Porto Vecchio
Il Porto Vecchio di Trieste fu costruito durante l’Impero Austro-ungarico nella seconda metà dell’800. Si tratta di un’area di circa 617.000 mq occupata da strutture portuali, numerosi edifici tra cui hangar, magazzini e attrezzature varie, ormai dismesse che testimoniano la vocazione commerciale e imprenditoriale della città tra l’Ottocento e il Novecento.
Come affermano Elisa Lodi ed Everest Bertoli, rispettivamente Assessore con delega ai Lavori Pubblici e Grandi Opere e Assessore con delega al Bilancio e Project Financing, la rigenerazione completa di questi spazi, che sono una città nella città, rappresenta una grande sfida. L’utilizzo dei fondi del PNRR necessita un’efficiente ed efficace gestione, sinergia, condivisione del rischio tra tutti gli stakeholder pubblici e privati coinvolti, così come la velocità degli interventi gioca un ruolo importante.
Cospicui investimenti sono già partiti nel 2018 per la riqualificazione dell’Immaginario Scientifico che proprio il 30 ottobre di quest’anno apre al pubblico il suo secondo piano. Con questi progetti di rigenerazione/riqualificazione, si intende imprimere a Porto Vecchio una forte impronta internazionale come attrattore culturale, turistico e scientifico. I numerosi ulteriori interventi riguarderanno non solo la trasformazione delle strutture in edifici ecosostenibili e autonomi energicamente, ma, tra le varie azioni messe in campo, è previsto anche l’avvio del museo del mare, la creazione di un viale monumentale e la creazione di un bosco urbano in grado di autorigenerarsi.
Il modello Trieste
Il messaggio che parte da Trieste è sicuramente quello che, per creare un ecosistema di città intelligente, è necessario non solo il pieno coinvolgimento di soggetti pubblici e privati, ma anche la creazione di una forte sinergia tra queste realtà come condizione affinché siano messi in atto cambiamenti virtuosi e portatori di benefici a cittadini e governance locale. Visione comune e come metodo di lavoro un sistema di collaborazione a tutti i livelli è ciò che fa la differenza per realizzare le trasformazioni necessarie per un futuro di qualità.
(*) https://lab24.ilsole24ore.com/qualita-della-vita/trieste?refresh_ce=1