Lavorare diventa sempre più rischioso per la propria salute mentale
Per le imprese la felicità delle persone conta ancora troppo poco
Che il Benessere Psicologico sia un argomento centrale nel mondo del lavoro di questi anni è abbastanza evidente, soprattutto con la diffusione dei casi di burnout e stress lavoro-correlato tra le persone. A questo è strettamente collegato il fenomeno delle Grandi Dimissioni, che ha portato i lavoratori di tutto il globo a lasciare il proprio impiego per passare ad ambienti più stimolanti e meno tossici.
Il tutto con gravi ripercussioni sulle aziende e sulla loro capacità di trovare nuovi talenti. Ma cosa sta succedendo al Benessere Mentale delle persone? E perché c’è un problema di felicità sul lavoro?
Andiamo con ordine.
Nel mondo del lavoro è allarme burnout: i lavoratori sono sempre più stressati
Se da un lato le imprese diventano sempre più sostenibili ed evolute, dall’altro c’è un problema che ancora fanno fatica a risolvere: le persone non sono più felici.
Complice anche la pandemia, la forza-lavoro si sente arrabbiata, triste e demotivata. Tanto che, in massa, sta rivalutando le sue priorità e sta mettendo il suo benessere prima di tutto, anche prima di un contratto a tempo indeterminato e di un lavoro poco stabile.
La società di analisi e consulenza Gallup ha raccolto un pò di dati nel suo annuale Global Workplace Report, che include la situazione di 150 mila persone in 160 paesi del mondo. E ciò che abbiamo estrapolato non è rassicurante.
Il 59% delle persone intervistate ha riferito di essere stato stressato nei giorni precedenti. Il 56% è stato preoccupato e il 31% ha provato rabbia.
Non è tutto: il 60% dei lavoratori si limita semplicemente a fare ciò che gli è richiesto e il 19% è talmente poco coinvolto da compromettere anche il lavoro del resto del team.
In sostanza, la metà delle persone nel mondo è tanto insoddisfatta del proprio lavoro da sfiorare la depressione. E le ragioni sono diverse:
- Scarso equilibrio lavoro-vita privata
- Eccessivo carico di lavoro
- Scarsa flessibilità
- Cattivi rapporti con il team e con il management
- Scarsa definizione dei ruoli e delle mansioni in azienda
Il lavoro, però, non può e non deve essere sofferenza. E se vogliamo raggiungere una società davvero felice, è ora di intervenire sulla cultura tossica di molte imprese, soprattutto italiane.
Qual è la situazione in Italia?
Nel Bel Paese i dati emersi non sono positivi. In Italia, infatti, solo il 4% degli intervistati si sente coinvolto nel proprio lavoro. Il 49% è fortemente stressato, il 45% è preoccupato e il 27% delle persone prova tristezza quando è a lavoro.
Siamo il paese con i lavoratori più infelici tra tutti gli stati UE, peggio dell’Italia solo la Repubblica di Cipro.
Se ad avere problemi mentali sono soprattutto Millennials e Generazione Z
In troppi sono ancora immersi in una cultura tossica del lavoro per cui sembra spesso impensabile staccare la spina, commettere un errore o dedicare al lavoro solo una parte del proprio tempo. Ciò che stupisce, però, è che a soffrire maggiormente di problemi mentali legati al proprio impiego siano i più giovani.
Sono stanchi, poco coinvolti e tremendamente stressati, tanto da essere disposti a rinunciare ad un lavoro sicuro (tanto caro a mamma e papà) pur di ritrovare la serenità. Non è un caso che il 59% dei Millennials e il 58% degli Zers abbia problemi di burnout. Inoltre il 47% è esausto dal lavoro e il 46% è perennemente affaticato (fonte: Indeed).
Ma che cos’è che rende infelici i giovani lavoratori?
Ancora una volta, a fare la differenza è l’attenzione al benessere delle persone da parte delle imprese. In molti casi, i team members lamentano ancora uno scarso Work-Life Balance, poca flessibilità su orari e luoghi di lavoro, un clima rigido e autoritario, e un sistema di gestione delle mansioni in azienda davvero molto scarso.
E a farne le spese non sono solo i talenti che scelgono di ricominciare da zero o passare ad imprese più sane e positive, ma anche le aziende stesse che hanno sempre più difficoltà a trovare personale e a mantenere in casa le risorse umane.
Certamente un buon punto di partenza sono i benefici dati dal welfare aziendale e dai vantaggi fiscali a favore dei datori di lavoro, ma non è abbastanza.
Ciò che serve è iniziare ad occuparsi delle persone e mettere la loro felicità al primo posto. Riconoscere che degli individui stanchi e demotivati non possono essere produttivi e che le organizzazioni hanno ormai una vera responsabilità sociale verso le persone e il loro benessere psicologico.
L’impegno di TeamDifferent e di DataMagazine
DataMagazine, che spesso tratta questi temi, questa volta ha deciso di farlo con TeamDifferent, una startup della Salute Mentale che vuole portare il benessere psicologico in azienda.
Questo grande team ha organizzato un evento online, un’occasione per parlare di Salute Mentale a lavoro e per raccogliere le esperienze di soggetti diversi tra loro.
L’evento avrà luogo giovedì 20 ottobre 2022 alle ore 15:00, con la partecipazione di partner differenti tra loro ma tutti con una storia da raccontare, tra cui:
- Mattia Marangon – Co-founder di Legolize, community indipendente tra le più seguite di Instagram
- Serenis – Piattaforma di Psicoterapia Online
- Fondazione ITACA – Associazione di supporto e riabilitazione delle persone con disturbi psichici
- ASSORETIPMI – Associazione di Reti di Impresa, Imprese, Professionisti e Manager d’azienda
- JuskKnock – Community di lavoro e crescita professionale
- Percorsi di Secondo Welfare – Laboratorio di ricerca e informazione sul Welfare Italiano coordinato dall’Università degli Studi di Milano
- Santina Giannone – Giornalista, Dottoressa di ricerca in Scienze Cognitive, Docente di Reputazione Aziendale
- Renata Rana – Psicologa del Lavoro, Counselor Clinica
Saremo presenti anche noi di DataMagazine, come media partner e con un intervento del nostro direttore Christian Tosolin.
Iscrivetevi all’evento a questo link e generiamo un impatto positivo insieme.