il Garante per la protezione dei dati personali ha ufficialmente detto che l’uso di Google Analytics non rispetta il GDPR – Regolamento sulla protezione dei dati perchè le informazioni raccolte dal servizio vengono inviate negli USA. Gia la Francia e l’Austria erano scese in campo per vietare l’utilizzo del servizio di Google.
Si sa che le politiche degli Stati Uniti in tema di diritto e privacy sono differenti da quelle europee, tendenzialmente meno restrittive e questo è il principale aspetto su cui si basa il divieto del Garante.
Ma quali sono le informazioni che il servizio di analytics raccoglie dagli utenti?
In primis l’indirizzo IP delle persone che accedono al sito e che, potenzialmente, potrebbe rivelare l’identità dell’utente, quale pc utilizza, da dove naviga e un sacco di altre cosette fondamentali per tracciare un profilo molto accurato delle persone al fine di creare campagne di marketing personalizzate. Proprio l’indirizzo IP è l’oggetto del contendere e, essendo un’informazione personale, non può essere inviata in un altro paese con politiche sulla privacy differenti che non rispettano lo standard europeo.
Quanti siti in Italia utilizzano Google Analytics?
La risposta è quasi tutti, soprattutto quelli che si appoggiano a CMS come WordPress, Drupal, Joomla che utilizzano semplici plugin per collegare i siti al servizio di Google.
Quali servizi utilizzare in alternativa?
Per gli utenti WordPress c’è il plugin gratuito di Matomo che raccoglie i dati che rimangono nel sito e non vi è richiesta di registrazione. Per gli altri siti sarà necessario inserire una stringa di codice nell’header.
Un’altra alternativa semplicissima da installare e utilizzare è Indipendent Analytics, plugin esclusivamente sviluppato per WordPress, con dati in tempo reale e rispondente al GDPR.
L’Europa prova ad alzare la testa
Contrastare il predominio dei grandi colossi tech statunitensi? Potrebbe essere questa una chiave di lettura sul divieto di utilizzo degli Analytics di Google e, tema di questi giorni, sull’obbligo europeo di uniformare le porte di ricarica degli smartphone. L’Europa prova a farsi sentire e vedremo, nei prossimi giorni, quanti altri paesi dell’Unione adotteranno le stesse politiche di Francia, Austria e Italia. Forse un primo passo per riemergere dalla sudditanza degli USA.