Disinformazione a Scuola, uno studente su tre è vittima di fakenews
Un adolescente su tre non è in grado di riconoscere una fake news. È ciò che emerge dal Report “Disinformazione a Scuola”, elaborato da un team di ricercatori di UniSR coordinato dal professor Carlo Martini, associato in Logica e filosofia della scienza presso laFacoltà di Filosofiadell’ateneo, con il supporto del progetto del Consiglio Europeo della Ricerca PERITIA (Policy, Expertise and Trust). Lo scopo della ricerca era proprio quello di capire quanto gli adolescenti siano in grado di riconoscere l’informazione falsa o fuorviante distinguendola da quella attendibile e di qualità.
La prima fase della ricerca, condotta da gennaio a maggio del 2023, ha coinvolto 19 scuole secondarie superiori e 2.214 studenti e studentesse tra i 14 e i 19 anni raggiunti. I risultati sono stati presentati dal prof. Carlo Martini nelle scorse ore durante l’evento Fake Off, in occasione del 20esimo anniversario di Havas PR, società di consulenza in comunicazione parte di Havas Group.
L’indagine, spiegano gli autori dello studio, è focalizzata sulla navigazione web tramite smartphone e social network e si è sviluppata in un ambiente simulato, creato per assomigliare quanto più fedelmente all’ambiente informativo digitale in cui i ragazzi e le ragazze navigano nella loro vita quotidiana. In questo ambiente, in cui informazioni scientifiche e disinformazione convivono ragazzi e ragazze in età scolastica sono stati chiamati a valutare l’affidabilità dei contenuti. I risultati mostrano una confusione da parte dei ragazzi nel capire l’affidabilità della fonte di una notizia. Non solo nell’individuare una fake news, ma anche nel comprendere quando una informazione sia al cento per cento affidabile. Secondo il prof. Martini questo scenario è frutto di “un contesto informativo “inquinato” che, notoriamente, non soltanto promuove credenze false, ma confonde anche le acque dell’informazione affidabile. Uno scenario che porta l’utente verso uno “scetticismo generalizzato, che ci rende sempre più restii a fidarci della scienza, sulla quale si regge la nostra stessa società”. Per il prof. Martini la soluzione sta nel“sollevare il problema della capacità critica digitale nelle persone adolescenti, che sono il nostro futuro, e fornire loro degli strumenti efficaci per metterli in grado di valutare in modo accurato le notizie, significa salvaguardare quella relazione di fiducia che è alla base dell’ormai inscindibile connubio tra scienza e società”.
“Come cittadini del mondo – si legge nel Report – siamo infatti chiamati a informarci su quanto accade attorno a noi, a essere consapevoli degli effetti delle nostre azioni su persone lontane nello spazio e anche nel tempo. Molti dei grandi problemi che l’umanità sta affrontando al momento, come il cambiamento climatico, l’inquinamento dell’ambiente, ma anche lo sfruttamento del lavoro minorile, sono il frutto di azioni quotidiane soltanto apparentemente prive di impatto globale – come acquistare certi prodotti, o viaggiare in automobile anziché con i mezzi pubblici. Con le nostre azioni – aggiungono i ricercatori – però possiamo contribuire, se non a risolvere questi problemi, almeno a mitigarli; ma è essenziale possedere informazioni corrette. Viviamo in un mondo interconnesso, in cui la condivisione di contenuti scientificamente falsi o inaccurati, ad esempio nei social media, può raggiungere e avere ripercussioni su numeri grandissimi di persone, e compromettere gli sforzi intrapresi da molti nella risoluzione dei problemi globali”.
Il progetto di ricerca, nel frattempo, si è avviato verso una seconda fase che ha portato alla nascita di un Osservatorio permanente sulla Disinformazione Digitale. La struttura entrerà in funzione dal mese di gennaio del 2025 e fornirà percorsi di formazione per gli studenti e le studentesse delle scuole superiori.