Missioni nello spazio: a che punto siamo?
Se da una parte esiste una folta schiera di scettici che sostiene ci siano prove che dimostrano che l’uomo non è mai stato sulla luna, dall’altra c’è chi ha scommesso la propria credibilità (ed il proprio denaro) che in un futuro non troppo lontano riusciremo a colonizzare altri pianeti a partire da Marte. Ma a che punto siamo realmente con le missioni spaziali?
Dopo la prima missione, l’uomo è più tornato sulla Luna?
Iniziamo con una delle domande che sembrano di facile risoluzione ma che può metterci in difficoltà se qualcuno ci pone il quesito.
La risposta è affermativa ma le missioni che hanno portato l’uomo a calpestare il suolo lunare sono tutte concentrate nel periodo dal 1969 al 1972 facenti parte del programma statunitense Apollo. Per l’esattezza, dopo i ben noti Neil Armstrong e Buzz Aldrin dell’Apollo 11, altri 10 uomini hanno compiuto la straordinaria impresa di sbarcare sulla Luna, 2 membri degli equipaggi di ogni missione Apollo successiva fino appunto al 1972. Da allora nessun uomo ha più toccato la superficie lunare ma ad oggi sono oltre 100 le missioni partite dalla Terra per raggiungere il satellite, di cui 24 con equipaggio. Oltre agli Stati Uniti, solo Unione Sovietica – che tra l’altro ha anticipato la NASA nella corsa verso il nostro satellite con il programma Luna – e Cina sono riusciti a far atterrare una propria navicella sulla Luna, in questi casi ovviamente senza esseri umani a bordo.
L’uomo tornerà sulla Luna?
I lanci di veicoli spaziali destinati a sorvolare o atterrare sul nostro satellite si sono susseguiti fino ad oggi e molti ne sono previsti per gli anni a venire. Sia Stati Uniti, che Russia, Cina ma anche Giappone e Corea sono intenzionati a studiare più a fondo questo corpo celeste che da sempre influenza la vita sulla Terra e, adesso più che mai, a tornare a calpestarne la superficie per poi arrivare, in futuro, a realizzare una base che faccia da appoggio per missioni spaziali ancor più ambiziose.
Al momento però l’unico lancio con equipaggio in programma rimane quello della NASA “Artemis” che si pone l’obiettivo di raggiungere la Luna nel 2025. A farne parte dovrebbe esserci anche una donna.
Colonizzeremo Marte?
Già dagli anni ’60 del secolo scorso sono iniziati i viaggi di sonde (sovietiche e statunitensi) verso il Pianeta Rosso ma, dopo svariati sfortunati tentativi l’avvicinamento alla sua superficie è avvenuto nel 1965 con la sonda americana Mariner 4, che riuscì ad inviare 21 foto del Pianeta mentre risale a pochi anni più tardi l’ammartaggio del primo lander, appartenente alla missione sovietica Mars 3, del 1971.
Da allora decine di missioni sono state inviate verso Marte ad opera dei governi di vari Paesi, non solo americani e russi ma anche giapponesi, europei, indiani, cinesi ed emiratini anche se molti sono stati i fallimenti, qualcuno è riuscito nell’impresa e nel 1997 il primo rover, “Sojourner” progettato dalla NASA, veicolo capace di muoversi su ruote, è atterrato sulla superficie marziana.
In questo momento sono 9 le missioni attive su Marte per conto delle Agenzie Spaziali di Stati Uniti, Europa, India, Emirati Arabi e Cina, nessuna con equipaggio ma tutte prevedono l’utilizzo di orbiter, lander o rover ed hanno lo scopo di esplorare il Pianeta per conoscerlo più a fondo, per capire quale possa essere la sua storia, se c’è presenza di qualche forma di “vita” o se c’è stata in passato ma anche per immaginare se sia possibile, in qualche modo, l’avvicinamento dell’uomo alla superficie marziana.
Ma qualcuno pensa più in grande e si pone come scopo proprio la colonizzazione di Marte. Grazie a SpaceX infatti Elon Musk intende vedere realizzato il sogno di costruire delle basi che permettano all’uomo di ricreare un ambiente civilizzato in cui poter vivere sul Pianeta Rosso. L’obiettivo che si pone, come primo passo verso questo entusiasmante traguardo, è di riuscire a calpestare il suolo marziano per la prima volta nel 2029, cioè 60 anni dopo lo sbarco sulla Luna.
Per il momento il suo viaggio verso Marte sta procedendo a piccoli passi, sebbene molte missioni abbiano subito ritardi e si sia verificato qualche fallimento, spesso riesce a portare a termine gli obiettivi prefissati lasciando perciò sperare che il suo non sia un sogno poi così folle e che sia possibile, in un futuro non troppo lontano, vedere l’uomo sbarcare su Marte.
E gli altri pianeti?
Forse non tutti lo sanno ma non è stato Marte il primo pianeta ad essere raggiunto da un mezzo spaziale terrestre, bensì Venere, nel 1966 dalla sonda sovietica Venera 3 (che però si schiantò durante la fase di atterraggio), seguita nel corso dei successivi 19 anni, da molte altre missioni inviate dall’Unione Sovietica che si è dimostrata particolarmente interessata all’esplorazione del suolo venusiano.
Anche gli Stati Uniti hanno manifestato il loro interesse per questo pianeta così come l’Agenzia Spaziale d’Europa (compresa la nostra ASI) e di quella cinese, le quali hanno missioni ad oggi ancora attive benchè la maggior parte siano solo di “passaggio” avendo come destinazione altre mete.
Sono inoltre partite dalla Terra sonde spaziali alla scoperta di Mercurio, Giove, Saturno, Uranio, Nettuno, Plutone oltre che di satelliti e asteroidi.
La voglia di esplorare l’Universo è così grande che gli astrofisici non si sono fermati a cercare risposte esplorando i pianeti a noi “vicini”, la loro curiosità infatti li ha spinti ad uscire dai confini del nostro Sistema Solare per vedere cosa c’è oltre, al momento però nessun veicolo terrestre è riuscito a raggiungere destinazioni così lontane da poter soddisfare la loro (e la nostra) curiosità.
Attualmente sono 5 le sonde operative che in futuro potrebbero oltrepassare i confini del nostro sistema planetario:
- le gemelle Voyager 1 e Voyager 2, entrambe lanciate nel 1977 all’interno del Programma Voyager della NASA, il cui scopo primario era quello di studiare Giove e Saturno, sono tutt’ora operative. La Voyager 1 detiene ad oggi il primato di oggetto costruito dall’uomo ad aver raggiunto la massima distanza dalla Terra, avendo varcato i confini del Sistema Solare nel 2013, si prevede che nel 2025 la sonda potrebbe superare i 25 miliardi di Km dal nostro pianeta.
- le sonde Pioneer 10 e Pioneer 11, appartenenti al Programma Pioneer della NASA, hanno iniziato la loro missione rispettivamente nel 1972 e nel 1973. Anch’esse destinate all’esplorazione di Giove e Saturno, hanno proseguito la loro permanenza nello spazio fino ad oggi nonostante nel 1995 si sono perse le comunicazioni con Pioneer 11 e nel 2003 quelle con Pioneer 10. Le due sonde portano con sé una piccola curiosità: a bordo di entrambe si trova una placca d’oro sulla quale è riportato il disegno di un uomo e di una donna oltre ad informazioni relative alle sonde stesse, questo nella straordinaria eventualità che entità extraterrestri possano un giorno trovarle.
- New Horizons, di più recente costruzione, è stata inviata nello spazio nel 2006, sempre ad opera della NASA, per studiare più da vicino Plutone ed il suo satellite Caronte. Avendo concluso la sua missione con successo, proprio lo scorso settembre, l’agenzia spaziale statunitense ha deciso di estendere l’attività della sonda che, secondo i calcoli, dovrebbe rimanere operativa fino al 2050 circa, fornendo così informazioni uniche sulla eliosfera.
Non sappiamo se riusciremo davvero a colonizzare un altro pianeta, se queste missioni arriveranno ad essere concluse, fin dove arriveranno le sonde attive o se verranno scoperti nuovi corpi celesti o addirittura altri pianeti, soprattutto non sappiamo se davvero in futuro verremo a conoscenza di forme di vita extraterrestri; quello che sappiamo è che “L’universo è un luogo meraviglioso, pieno di bellezze e misteri che attendono solo di essere scoperti” (Carl Sagan).