Deepfake e spettacolo: anche in Italia è effetto-Knightley
Attori in allerta per il pericolo “scippo” di immagine attraverso l’AI. La protesta in atto negli USA arriva in Europa e in Italia dopo che Keira Knightley ha chiesto il copyright sul suo volto.
Il legale: in Italia non è possibile, ma il Codice Civile fa buona guardia.
Vedere la propria immagine generata con l’AI – senza consenso – utilizzata per video, miniclip, promozioni commerciali, storie sui social da creator digitali e altri soggetti. Fenomeno sempre più diffuso e che ha spinto l’attrice Keira Knightley a voler mettere sotto copyright il proprio volto per tutelarsi, appunto, dalla possibilità che la sua immagine possa essere utilizzata e riprodotta illegittimamente con l’Intelligenza Artificiale in video, fake, usi promozionali, storie sui social, ecc. In questo modo, infatti, un’azienda potrebbe “scritturare” illecitamente – e a basso costo – la versione deepfake di un attore, ovvero la sua immagine creata con l’intelligenza artificiale combinando e sovrapponendo le immagini di una controfigura con video e foto originali, per promuovere i propri prodotti.
In Italia dal punto di vista legale la proposta dall’attrice britannica non è ancora del tutto percorribile anche se la legislazione italiana protegge l’immagine della persona dall’utilizzo senza consenso. Quindi gli attori e autori italiani preoccupati da un fenomeno che rischia di, come di solito accade sul web, scoppiare per il momento possono stare tranquilli. “L’idea dell’attrice è parzialmente fattibile in Italia – commenta all’AdnKronos l’avv. Nadia Martini, Partner e Head of Data Protection e Cybersecurity dello studio multinazionale Rödl & Partner – Da un lato, infatti, il volto non costituisce in sé opera dell’ingegno e non può quindi trovare in tale forma tutela nella normativa sul diritto d’autore. Tuttavia, l’immagine in sé è protetta sia dal Codice Civile che, soprattutto, dalla normativa privacy che prevedono che essa possa essere utilizzata solo a fronte del consenso dell’interessato. E questo è valido anche nel caso di riproduzione parziale o che la foto venga modificata con programmi di editing, in quanto l’interessato ha sempre il diritto di accedere ai suoi dati ed opporsi alle modifiche. Ma vi è di più, la normativa nazionale regola anche, con dei provvedimenti dell’Autorità Garante, l’utilizzo di dati biometrici, postulando sia la necessità del consenso, sia della implementazione di un tempo di conservazione breve e di misure di sicurezza tecniche ed organizzative adeguate.”
“Pertanto, in Italia – continua l’avvocato Martini di Rödl & Partner – l’attrice potrebbe avviare delle contestazioni relative all’utilizzo della sua immagine, del suo volto e dei suoi dati biometrici. Ma la domanda principale resta ancora irrisolta: contro chi può avviare queste azioni legali? Senz’altro, su questo e su tanti altri temi, i governi dovranno presto prendere posizione, anche mediante l’Artificial Intelligence Act.”
A HOLLYWOOD GLI ATTORI E AUTORI INCROCIANO LE BRACCIA CONTRO L’USO DELL’AI NEL CINEMA. BATEMAN:”SERVONO REGOLE ROBUSTE O TRA TRE ANNI NON SERVIREMO PIU'”
La tematica che tiene banco già da tempo in USA dove attori e sceneggiatori di Hollywood sono impegnati nel primo sciopero in più di 60 anni di storia per proteggere i lavoratori del settore dalla sostituzione con l’AI, vede coinvolti sempre più settori dell’industria culturale. Secondo quanto riportato dall’Hollywood Reporter, Michael Chabon e altri famosi scrittori di libri e sceneggiature hanno citato in giudizio il più importante social media presso il tribunale federale della California, accusando la società di violazione del copyright per aver raccolto grandi quantità di libri sul web, che sono stati poi utilizzati per produrre opere illecite che presumibilmente violano i loro diritti d’autore. Sempre negli Stati Uniti, inoltre, il senatore Scott Wiener ha presentato un disegno di legge per fare in mondo di ritenere le aziende tecnologiche responsabili per non aver impedito i prevedibili rischi per la sicurezza dell’IA, oltre a richiedere misure di trasparenza e sicurezza per determinati sistemi di intelligenza artificiale.
E in un futuro, nemmeno troppo lontano, l’AI potrebbe addirittura proporre film personalizzati in base ai propri gusti individuali. Ne è convinta Justine Bateman, attrice, sceneggiatrice e produttrice statunitense che ha dichiarato: “Non ci vorrà molto prima che l’immagine di un attore, digitalizzata dall’AI, venga usata per un film prodotto su misura per un certo spettatore disposto a pagarlo. Se non costruiamo regole robuste adesso, fra tre anni non sapranno neanche se ci mettiamo in sciopero, perché noi non serviremo più”.