Intelligenza artificiale: milioni di posti di lavoro a rischio, ma è davvero così?
Da tempo si parla dell’impatto negativo che l’uso dell’intelligenza artificiale potrebbe avere sul mondo del lavoro nei prossimi anni a causa delle profonde trasformazioni tecnologiche e dei processi di automazione. Secondo la Confartigianato, solo in Italia sono 8,4 milioni i lavoratori a rischio per effetto della diffusione dell’IA: il 36,2% del totale degli occupati. Mentre la media europea di lavoratori maggiormente esposti all’IA arriva al 39,5% (Germania e Francia, rispettivamente al 43% e al 41,4%. Per la Confartigianato, le professioni più esposte sono quelle maggiormente qualificate e a contenuto intellettuale e amministrativo, a cominciare dai tecnici dell’informazione e della comunicazione, dirigenti amministrativi e commerciali, specialisti delle scienze commerciali e dell’amministrazione, specialisti in scienze e ingegneria, dirigenti della pubblica amministrazione. Mentre tra le attività lavorative a minor rischio vi sono quelle con una componente manuale non standardizzata.
Ecco altri dati diffusi dalla Confartigianato: l’espansione dell’intelligenza artificiale insidia il 25,4% dei lavoratori in ingresso nelle imprese nel 2022, pari 1,3 milioni di persone. Per le piccole imprese fino 49 addetti la quota è del 22,2%, pari a 729.000 persone. A livello territoriale, la maggiore percentuale di personale in bilico si registra nel centro-nord, con in testa la Lombardia (35,2% degli occupati assunti nel 2022 più esposti a impatto IA), seguita dal Lazio (32%), Piemonte e Valle d’Aosta (27%), Campania (25,3%), Emilia Romagna (23,8%), Liguria (23,5%).
Ci sono, però, anche aspetti positivi che vanno approfonditi. L’Uso dell’IA per le imprese rappresenta anche una grande opportunità perché permette di velocizzare e ottimizzare alcuni processi con risparmi notevoli dal punto di vista dei costi. In particolare, il 6,9% delle nostre piccole aziende utilizza robot, spiega ancora la Confartigianato, superando il 4,6% della media europea e, in particolare, doppiando il 3,5% della Germania. Inoltre, il 5,3% delle Pmi usa sistemi di intelligenza artificiale e il 13% prevede di effettuare nel prossimo futuro investimenti nell’applicazione dell’IA.
Per il Presidente di Confartigianato, Marco Granelli, “l’intelligenza artificiale è un mezzo, non è il fine. Non va temuta, ma va governata dall’intelligenza artigiana per farne uno strumento capace di esaltare la creatività e le competenze, inimitabili, dei nostri imprenditori. Non c’è robot o algoritmo che possano copiare il sapere artigiano e simulare l’’anima’ dei prodotti e dei servizi belli e ben fatti che rendono unico nel mondo il made in Italy”.
Ma c’è anche chi vede nell’uso dell’IA solo l’arrivo di nuove opportunità. Secondo un nuovo studio dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), infatti, l’intelligenza artificiale generativa (IA generativa) ha maggiori probabilità di aumentare i posti di lavoro anziché distruggerli. Lo studio, pubblicato il 22 agosto 2023, ha analizzato le potenziali implicazioni dell’IA generativa sulla quantità e la qualità del lavoro a livello globale. La ricerca ha rilevato che la maggior parte dei posti di lavoro e dei settori industriali sono solo parzialmente esposti all’automazione ed è più probabile che vengano integrati piuttosto che sostituiti dalle AI generative. Ciò significa che l’IA generativa potrebbe automatizzare alcune attività, ma è più probabile che crei nuovi posti di lavoro per progettare, sviluppare e utilizzare queste tecnologie.
Lo studio ha anche rilevato notevoli differenze negli effetti dell’IA generativa sui paesi a diversi livelli di sviluppo. Nei paesi ad alto reddito, circa il 5,5% dell’occupazione totale è potenzialmente esposto agli effetti di automazione dell’IA generativa. Nei paesi a basso reddito, il rischio di automazione riguarda solo circa lo 0,4% dell’occupazione. Tuttavia, il potenziale di incremento dell’occupazione è quasi uguale tra i paesi. Ciò suggerisce che, con le giuste politiche in atto, l’IA generativa potrebbe offrire importanti benefici per i paesi in via di sviluppo. Lo studio conclude affermando che gli impatti socioeconomici dell’IA generativa dipenderanno in gran parte da come verrà gestita la sua diffusione. È necessario progettare politiche che aiutino i lavoratori ad adattarsi ai cambiamenti e a beneficiare dei nuovi posti di lavoro creati. In assenza di tali politiche, solo alcuni dei paesi sviluppati saranno in grado di sfruttare i benefici dell’IA generativa, mentre i costi per i lavoratori interessati al cambiamento potrebbero essere drammatici. Per i decisori politici, lo studio dell’ILO è un appello a sfruttare la politica per affrontare i cambiamenti tecnologici che ci attendono.
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