Rapporto Ital Communications-Censis: fake news, IA e digitale tra le priorità degli italiani
Cresce la consapevolezza degli italiani rispetto ai temi del digitale e sui timori per i danni causati dalla disinformazione. Aumenta anche il bisogno di informazione, soprattutto online, e matura il dibattito nell’opinione pubblica sui rischi e le potenzialità dell’intelligenza artificiale. È stato presentato oggi nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, in Senato, il terzo Rapporto Ital Communications-Censis “Disinformazione e fake news in Italia. Il sistema dell’informazione alla prova dell’Intelligenza Artificiale”.
L’obiettivo della ricerca, spiegano gli autori, è di monitorare quanto accaduto all’interno del mondo della comunicazione, offrendo agli addetti ai lavori il punto di vista degli italiani sulle principali fenomenologie in atto e sui percorsi su cui occorre lavorare per generare comunicazione affidabile e di qualità.
Tra i dati che emergono dal rapporto: circa 47 milioni di italiani, il 93,3% del totale, si informa abitualmente su almeno una delle fonti disponibili. Il 64,3% utilizza con frequenza un mix di fonti informative, tradizionali e online; il 9,9% si rivolge solo ai media tradizionali, ovvero televisione, radio e quotidiani cartacei, e il 19,2%, poco meno di 10 milioni di italiani in valore assoluto, si affida esclusivamente alle fonti online. Mentre sono 700.000 gli italiani non si informano affatto.
Le fake news sono avvertire dai cittadini come un vero e proprio problema sociale: solo una minoranza del 18,7% ritiene con certezza di essere in grado di riconoscerle immediatamente, mentre per il 76,5% le fake news sono sempre più sofisticate e difficili da scoprire; il 20,2% crede di non avere le competenze necessarie per riconoscerle e il 61,1% pensa di averle solo in parte. Il 34,7% degli italiani, ad esempio, è convinto che ci sia un allarmismo eccessivo sul cambiamento climatico.
In merito all’impatto che l’intelligenza artificiale sta avendo sui media, il 75,1% ritiene che sarà sempre più difficile controllare la qualità dell’informazione, mentre il 58,9% ritiene che l’intelligenza artificiale possa diventare uno strumento a supporto dei giornalisti e dei professionisti della comunicazione.
Ma la filiera delle imprese di comunicazione si è attrezzata per rispondere alla proliferazione disordinata di notizie e opinioni sul web, sottolinea la ricerca, mantenendo alta la qualità e attendibilità dei flussi di comunicazione che veicolano. Le Agenzie di comunicazione, dove lavorano oltre 9.000 professionisti, si sono adattate ai cambiamenti che la vita digitale ha imposto al mondo della comunicazione, ampliando le competenze di chi ci lavora e creando nuove figure a presidio del web. Il risultato è che nell’ultimo anno i professionisti della comunicazione sono aumentati dell’11,3% e le agenzie dell’1,5%.
“Tanto opinionismo e poca informazione generano confusione e notizie false – ha detto Giuseppe De Rita, presidente Censis – lo hanno dimostrato il Covid prima, la guerra poi e oggi il riscaldamento climatico. Gli italiani hanno bisogno di una rete di professionisti dell’informazione di cui fidarsi, che li aiutino anche ad avere maggiore consapevolezza di come riconoscere fonti e notizie di qualità”. Per Domenico Colotta, founder Ital Communications, “Il terzo Rapporto Ital Communications-Censis offre uno spunto di riflessione sull’Intelligenza Artificiale, che rappresenta una grande opportunità per il futuro, in tutti i campi. Occorre tuttavia che, nel contrasto alle fake news, le sue potenzialità vengano sfruttate unitamente alle abilità umane, in modo da dare un efficace supporto al lavoro dei professionisti della comunicazione. Solo in questo modo si può realizzare una comunicazione affidabile, fondata su fonti verificate e che sia capace di salvaguardare la fiducia nei media e nelle istituzioni”. Mentre Attilio Lombardi, founder Ital Communications, ha spiegato come chi faccia comunicazione con professionalità e autorevolezza, in un mondo complesso e profondamente mutato come quello di oggi, “non deve rinunciare alla serietà e alla veridicità delle notizie da veicolare. Il terzo Rapporto Ital Communications-Censis rileva l’importanza di una comunicazione responsabile e in grado di contrastare la disinformazione, anche attraverso lo sviluppo di valide competenze che sappiano governare i cambiamenti e tutelare i cittadini e le istituzioni dai danni sociali, economici e democratici derivanti da una comunicazione non veritiera”.
Alla presentazione della ricerca era presente anche Roberto Zarriello, segretario Generale Assocomunicatori. “Occorre colmare il gap sulle competenze digitali che attanaglia il nostro Paese – ha detto – Bisogna investire sulla formazione dei giovani, sia in ambito scolastico che in quello accademico. Non possiamo più permetterci di avere in Italia un numero così basso di laureati nelle materie Stem e un così alto numero di Neet tra i ragazzi. Allo stesso modo, le aziende necessitano di specialisti nel campo delle Ict che non riescono a trovare. Investire sull’educazione e la formazione digitale, anche utilizzando bene i fondi del PNRR, deve essere una priorità per il sistema-paese. Inoltre. È necessario potenziare anche la formazione tecnica accrescendo il valore dei percorsi degli ITS Academy. Puntare su una formazione di qualità e accrescere le competenze digitali in Italia, a tutti i livelli, è questa la vera sfida da affrontare da qui ai prossimi anni”.
Hanno preso parte all’evento di oggi anche: Maurizio Gasparri, vice presidente del Senato; Alberto Barachini, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Informazione e all’Editoria; Barbara Floridia, presidente della Commissione Parlamentare per l’Indirizzo Generale e la Vigilanza dei Servizi Radiotelevisivi; Roberto Marti, presidente della Commissione Cultura e Patrimonio Culturale, Istruzione Pubblica del Senato della Repubblica; Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede; Laura Aria, commissario AGCOM; Ivano Gabrielli, direttore Polizia Postale; Ruben Razzante, docente di Diritto dell’Informazione all’Università Cattolica di Milano; Anna Italia, ricercatrice Censis.