È il brand che può portarci ad una ritrovata umanità?
La narrazione più accreditata, e ormai anche la più ridondante, è che la pandemia ha cambiato il corso della vita collettiva e individuale. Un trauma, un evento improvviso, ciò che non ci saremmo mai aspettati è arrivato stravolgendo abitudini, pensieri, dando maggiore impulso all’acting out, l’agito.
Sono cambiate le esigenze, sono cambiati i bisogni, sono cambiati i desiderata, sono cambiate le relazioni.
Un flebile ma concreto recupero di valori pare conquistare sempre più spazio; la forte precarietà che il covid ha imposto al mondo ha messo in crisi chi non era pronto e rafforzato chi si muoveva già sui binari della consapevolezza, del vivere scegliendo attivamente.
Alberto Improda, Managing Partner dello Studio Legale Improda – Avvocati Associati, docente nei corsi Master dell’Università LUISS e Professore di Economia delle organizzazioni complesse – Strategie e gestione per l’Innovation Management all’Istituto Universitario ISIA, ha scritto e pubblicato con Mincione Edizioni, il saggio “La Rotta dei Brand” dove attraverso un’analisi puntuale dei cambiamenti storici, sociali e politici si interroga su quale sia davvero, oggi, la direzione presa dalle Imprese e dai Consumatori.
“Nell’opera, il brand è certamente letto come strumento prezioso per l’Impresa per competere con successo nell’Economia odierna ma il saggio ruota intorno al Brand anche come insostituibile cartina tornasole per interrogarsi e ragionare sulla Società dei nostri giorni” ha dichiarato, di recente, in un’intervista. Nel saggio, Improda, colloca il Marchio “in una nuova e spiazzante cornice sociale, culturale ed economica, caratterizzata dalla Società Arcipelago, dominata dal Pensiero Alloliberista, regolata dall’Economia della Conoscenza, popolata dall’Uomo Natante e dal Consumista Collaborante”. Dalla degenerazione del liberismo che ha mandato alla deriva il consumatore, alla nascita di nuove realtà e di brand che prendono posizioni anche forti rispetto ai grandi temi quali ambiente, diritti civili, guerre e violenza di genere, oggi la sfida è quella di arrivare ad una ritrovata umanità.
È interessante il tentativo da parte dell’autore di rifiutare qualsiasi condizionamento o pregiudizio e di indagare, attraverso l’ingresso nel saggio di diversi sociologi, filosofi, economisti e scrittori, la relazione complessa, talvolta complicata, tra Impresa e Consumatore dentro un dialogo che, oggi, appare orizzontale e non più verticale e dove la collaborazione avviene su un piano prima di tutto valoriale.
Dal “vecchio ordine” alla “modernità”, fino ad arrivare alla rivoluzione digitale e tecnologica si è modificato costantemente il concetto di Società. E in quell’individualismo che ha caratterizzato l’uomo, in quanto creatura umana, si è annidato un consumismo molto spesso tappabuchi di vuoti e disagi sociali. Ma consumare è anche un modo di definirsi e autodefinirsi.
Si è tenuta a Roma nella sede di The Hollywood Reporter Roma, la rivista diretta da Concita De Gregorio, la presentazione del saggio di Alberto Improda.
La rotta dei Brand è stata dibattuto tra i discussants partendo dal mondo delle Imprese e arrivando a quello della Pubblica Amministrazione, citando l’interessante libro di Annalisa D’Errico e Gianluigi Bonanomi “PA BRAND EXPERT” (FrancoAngeli), dove la figura del PA BRAND EXPERT unisce economia digitale e psicologia, copywriting e pubbliche relazioni, tecniche giornalistiche e analytics.
In un quadro generale così nuovo, in uno scenario delineato dai grandi cambiamenti sociali e soprattutto dalla rivoluzione digitale e tecnologica non è peregrina l’idea di far colloquiare diversamente i due mondi, notoriamente così distanti per finalità, intorno a: sostenibilità, ambiente, emergenza climatica, AI, mettendo al centro di ogni azione i nuovi bisogni, le nuove esigenze e i desideri della persona.
Il saggio di Improda, “La Rotta dei Brand”, dunque, è un valido strumento per poter ragionar e interrogarsi con sana inquietudine su come approdare, forse rallentando un po’ i ritmi e “la produzione di contenuti” – come ha suggerito ieri Gian Marco Sandri, editore di The Hollywood Reporter Roma – in una nuova idea di Società dove la parola sostenibilità smette di essere indossata al momento giusto e diventa estensione della mente e del corpo. Il brand assume, dunque, oggi più che mai un ruolo quasi trainante anticipando un modo di essere e di agire in linea con un nuovo sistema valoriale. La crisi della politica e il venir meno della sfera pubblica hanno favorito questo nuovo corso.
Chi scrive si augura che la Politica non esaurisca il più alto compito di tracciare una visione di progresso e futuro intorno alla persona e che il brand riesca ad arrivare al profitto attraverso una mappa etica oggi più che mai necessaria, oggi più che mai vitale.