L’IA sta rivoluzionando le nostre vite, ma l’etica deve restare il nostro faro
Il dibattito sull’intelligenza artificiale sta soppiantando altri temi di stretta attualità legati al mondo dell’innovazione digitale come, ad esempio, quello del metaverso. Per quanto riguarda la tecnologia del metaverso, in molti si stanno domandando se sia o meno una “bolla”. Se, quindi, tutto il dibattito e gli investimenti attorno a questa tecnologia si esauriranno presto. Basti pensare anche alle risorse investite da Meta in questa direzione che non stanno portando i frutti sperati. Per quanto riguarda invece l’intelligenza artificiale, quasi tutti sono d’accordo che si tratti della nuova frontiera dell’innovazione digitale. Di IA se ne parla da diversi anni, ma c’è una data che forse è il caso di sottolineare. Ed è una data molto vicina: ottobre 2022, quando è stata lanciata sul mercato la versione beta di ChatGPT, l’intelligenza artificiale generativa di OpenAI in grado di “apprendere” interagendo con gli utenti. Noi utenti abbiamo iniziato in questi mesi ad approcciare a questo nuovo strumento e devo dire la verità: le domande e gli interrogativi restano molti. Interrogativi di carattere etico, soprattutto. Ma il dibattito è anche aperto sull’affidabilità di questi sistemi e sul diritto di autore. Pensate, ad esempio a DALL-E, altro sistema di intelligenza artificiale che è in grado di realizzare nuove foto, attingendo, però, a tutto ciò che è in rete. ChatGPT è in grado di scrivere su qualunque tema, l’unico limite è legato alla creatività del prompt (istruzione) dell’utente. Ma quanto sono precisi questi sistemi? La precisione e l’affidabilità dei contenuti prodotti dall’IA non è certificata al 100%. ChatGPT, ad esempio, è nata con un limite cronologico che ferma la conoscenza temporale dei suoi contenuti a fatti precedenti al 2021 (anno che precede il lancio ufficiale del progetto). Eppure, i miglioramenti sono continui e sono sempre di più gli utenti che utilizzano questo servizio. Pensiamo, ad esempio, ad una parte del mondo dell’editoria per produrre contenuti veloci destinati a riempire siti di informazione, oppure al mondo della comunicazione e del marketing. L’utilizzo dell’IA si sta diffondendo sempre di più anche nel settore dell’istruzione. È notizia di qualche settimana fa, quando nello stato di New York è stato vietato l’uso del bot ChatGPT nelle scuole e la tessa decisione è stata presa anche in diverse università australiane, mentre spuntano applicazioni in grado di riconoscere i testi prodotti dall’intelligenza artificiale. Siamo in piena rivoluzione. Nel mondo dell’istruzione, restando in tema, forse il problema non è più quello di vietare i cellulari in classe, ma ragionare sul cambiamento che l’IA può apportare nel processo creativo di apprendimento. L’IA può scrivere in autonomia temi, ricerche, poesie e via dicendo. Il mondo della scuola è pronto per questa rivoluzione? Se ne parlerà anche dall’8 al 10 marzo a Didacta, la fiera dell’innovazione della scuola dove il Ministero dell’Istruzione sarà presente con oltre 70 eventi formativi. E proprio in queste ore, il Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, si è dichiarato favorevole all’adozione dell’IA nelle scuole, anche se, ha detto, “la tecnologia deve essere governata, non subita. Bisogna, cioè, evitare che gli studenti diventino eccessivamente dipendenti dall’AI, in quanto ciò potrebbe limitare la loro creatività”. Ma l’introduzione dell’IA nella didattica potrebbe però anche promuovere una maggiore personalizzazione dell’apprendimento e consentire a ciascun studente di beneficiare appieno dei vantaggi della tecnologia. Il Commissario europeo per l’innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e la gioventù, Mariya Gabriel, ha detto che “l’impatto dell’IA sui nostri sistemi di istruzione e formazione è innegabile, e aumenterà ulteriormente in futuro”. Occhio, però, a non perdere mai di vista il fattore umano, il quale va posto sempre e comunque davanti ad ogni scelta tecnologica e di innovazione. Da questo punto di vista ci viene in aiuto l’Unione Europea con i suoi “Orientamenti etici per gli educatori sull’uso dell’intelligenza artificiale (IA) e dei dati dell’insegnamento e dell’apprendimento”. Perché è la parola “etica” quella più importante da tenere sempre presente quando ci riferiamo alle scelte da adottare in materia di IA. Anche la pa si sta interrogando su come sfruttare al meglio l’IA. La settimana scorsa è stato presentato a Palermo “Fast piccoli comuni” nel corso dell’incontro sul tema “Intelligenza artificiale e digitalizzazione della Pubblica amministrazione: evidenze del Rapporto Formez 2022”. Attorno all’IA stanno nascendo una miriade di progetti, anche i più “creativi”. È nato, ad esempio, Prega.org, che promette agli utenti di poter dialogare con un santo come San Francesco o San Pio, scelti da una apposita lista. L’intelligenza artificiale è in grado di rispondere ai fedeli interpretando il pensiero del santo selezionato. Il viaggio è appena all’inizio.