Il media buying: la professione perfetta per la GenZ
Secondo una recente ricerca svolta da Datareportal in merito all’utilizzo quotidiano del web a livello internazionale, sono quasi 5 miliardi le persone connesse giornalmente sui social network.
Uno vero e proprio trend potenziatosi durante la pandemia e che ha reso questi strumenti non soltanto una forma di entertainment personale, ma una vetrina senza confini per le aziende.
E da nuovi strumenti nascono nuove opportunità professionali che, per caratteristiche specifiche e pubblico di riferimento, parlano sempre di più a una platea giovane se non addirittura giovanissima.
La capacità di sfruttare i meccanismi dei social network, con l’obiettivo di far convogliare il traffico in target sul proprio progetto, è un prerequisito fondamentale per riuscire a differenziarsi in un panorama in cui tutti sono online per una media di circa 7 ore al giorno.
Secondo Ale Lorenzi, media buyer e consulente con clienti tra Europa, Stati Uniti ed Emirati Arabi, spiega che “il media buyer ha l’obiettivo di aiutare liberi professionisti, e-commerce, aziende che vendono prodotti o anche attività locali a mettere il giusto prodotto davanti al giusto pubblico.
Senza una reale incontro tra queste due dinamiche, promuoversi attraverso il web rischia di rivelarsi un’esperienza fallimentare.
Per questa ragione, soprattutto negli ultimi anni, è sorta una professionalità come quella del media buyer capace non soltanto di regolare la compravendita di spazi pubblicitari in chiave strategica, ma soprattutto di gestire, pianificare e controllare a 360 gradi la creazione e il posizionamento delle pubblicità”.
Professioni come quelle del media buyer, sempre più ricercate dalle aziende proprio in virtù dell’esigenza di promuoversi online, potrebbero rappresentare una risposta all’impennata di disoccupazione giovanile che ha investito il nostro Paese.
Secondo la rilevazione ISTAT, infatti, il 23,7% dei giovani italiani sotto i 25 anni non ha attualmente un’occupazione.
Al terzo dato più alto in Europa si somma la mancanza di formazione specifica, ovvero l’acquisizione di skill particolari e richieste del mercato per fare il proprio ingresso nel mondo del lavoro.
“I principali fruitori dei social network – prosegue Lorenzi – hanno statisticamente un’età compresa tra i 25 e i 34 anni, dato che si abbassa sensibilmente se prendiamo in considerazione piattaforme come Instagram o TikTok.
Parliamo quindi di un pubblico giovane e giovanissimo, attento e ricettivo alle dinamiche social e capace di padroneggiarne in modo anche istintivo le logiche che regolano il mondo dei social e, più in generale, di tutto il mondo online.
Il media buying si rivela quindi una professione particolarmente indicata per i giovani, perché li porta a contatto con ecosistemi che già conoscono e che, in seguito ad un’adeguata formazione, può rivelarsi un lavoro anche molto ben retribuito.
A seconda delle modalità di lavoro scelte, infatti, il guadagno medio può oscillare tra i 1000 e i 3000 euro al mese in caso di lavoro interno alle agency specializzate in questo settore.
Come liberi professionisti, invece, un media buyer ben formato ha mediamente una retribuzione di 7000 euro mensili proprio grazie alla possibilità di poter gestire più clienti in contemporanea.
Un altro aspetto da non sottovalutare, e che avvicina questa professione ai giovani, è la possibilità di lavorare da remoto senza limiti fisici di spazio e tempo, garantendo quindi un work life balance molto ben equilibrato.
Si tratta di un’opportunità, in tempi di crisi economica e disoccupazione giovanile che sale di mese in mese, molto interessante anche in ottica futura”.