Realtà aumentata: superato il miliardo di utenti che la utilizza
Superato il miliardo di utenti che utilizza la realtà aumentata, la tecnologia che permette di ricordare fino all’80% delle informazioni che si “vivono”, contro il 20% delle informazioni che si leggono
Mattia Salvi, co-fondatore e CEO di Aryel, spiega come la realtà aumentata sta rivoluzionando il modo stesso in cui impariamo a scoprire il mondo: l’effetto WOW è più memorabile di una pagina scritta
Negli ultimi anni la realtà aumentata è entrata nel linguaggio comune e con l’avvento del metaverso, sempre più persone hanno iniziato a parlarne. Diversi brand hanno iniziato a inserire la realtà aumentata nelle loro campagne di marketing e dopo l’arrivo di Pokémon Go tutti hanno capito come funziona questa tecnologia.
Per quale motivo così tanto entusiasmo nei confronti dell’AR che quest’anno ha superato il miliardo di utilizzatori secondo gli ultimi report? Mattia Salvi – CEO e co-founder di Aryel – durante il suo intervento a TEDx ha indagato le ragioni profonde che hanno determinato il successo della realtà aumentata e di come l’essere umano abbia, nel corso del tempo, modificato il suo rapporto e la percezione dell’ambiente che lo circonda.
Si è infatti parlato del tema della scoperta che necessita di una esperienza dal vivo e che permette l’acquisizione di nuove informazioni. Informazioni che nel corso del tempo sono state messe per iscritto e sono diventati libri e con l’arrivo della tecnologia, suoni e video che con la rete hanno permesso la fruizione di queste informazioni a tutti.
Sulla base di questi dati che il CEO di Aryel sul palco di TEDx ha affrontato la questione partendo da una considerazione molto semplice: grazie all’AR ha mostrato come la realtà aumentata permette di riportare l’informazione dove ci si aspetta di trovarla e per farlo ha portato un esempio molto semplice.
“In passato, i nostri antenati avevano bisogno di sapere con certezza se un frutto fosse o meno commestibile e non sempre era un percorso facile o lineare” spiega Salvi. “Dovevano innanzitutto esplorare l’ambiente circostante e assaggiare, ad esempio, una pesca – correndo un rischio. Con l’avvento della scrittura le informazioni si sono spostate su supporti esterni, come libri, o oggigiorno su internet, sui social. La realtà aumentata riporta invece le informazioni nel loro contesto originario, e – ad esempio – sarebbe possibile ottenerle grazie all’AR semplicemente inquadrando il frutto e accedendo all’informazione in loco.”
La realtà aumentata, spiega, permette quindi di passare da un approccio esplorativo a uno conoscitivo: all’evento di Bergamo Salvi ha poi mostrato una tigre in realtà aumentata sul palco, dallo schermo del suo smartphone. Questo ha avuto come conseguenza una forte interazione con il pubblico, un vero effetto WOW, esempio perfetto di come questa tecnologia sia il nuovo strumento per conoscere il mondo, ricordarlo e – soprattutto – condividerlo.
“Secondo recenti ricerche di Statista, le informazioni apprese vengono poi disperse nel tempo e si ricorda solo il 20% di ciò che si legge e solo il 40% di ciò che si guarda in un video. Con la realtà aumentata la percentuale arriva all’80%, segno che l’apprendimento dell’ambiente circostante e delle informazioni che si possono produrre con queste tecnologia rimane impresso” spiega Mattia Salvi.
L’effetto WOW: la realtà aumentata rende l’informazione memorabile
La tecnologia alla base della realtà aumentata è altamente esperienziale e può essere applicata su tutti i campi: dall’arredamento di interni, fino alla formazione nelle scuole, passando per il suo utilizzo come leva di marketing per rendere i prodotti degli e-commerce desiderabili o le strategie di CRM più efficaci e ingaggianti.
Proprio negli ultimi anni i musei hanno implementato la realtà aumentata nelle esperienze che possono fare i visitatori: la visita diventa memorabile e condivisibile tra coloro che la sperimentano perché l’effetto WOW che ne risulta permette di immagazzinare e ricordare informazioni che dalla descrizione di un’opera potrebbero perdersi.