Ecco le sfide per le Central Digital Currencies
La fase di crisi che il mondo delle criptovalute sta attraversando, dal crollo dell’ecosistema Terra al “bear market”, ha riportato l’attenzione sulla necessità da parte delle banche centrali di emettere strumenti finanziari digitali, ma sottoposti a norme e vigilanza, che possano andare a inserirsi in questo settore in continua ascesa.
Secondo un’analisi della società finanziaria Morningstar, infatti, nel 2021 il valore di mercato complessivo delle criptovalute è passato da 965 miliardi di dollari a 2.6 trilioni. Oggi la capitalizzazione, stando ai dati condivisi da CoinMarketCap, si aggira intorno 900 miliardi di dollari.
Questo calo rispetto a fine 2021 è stato principalmente causato da due fattori: la fase ciclica ribassista e pessimista del mercato nella quale ci troviamo, il cosiddetto “bear market”, nel quale si registra una diminuzione delle attività finanziarie, e il crollo dell’ecosistema Terra in seguito al depeg (scostamento dal valore di 1$) della stablecoin algoritmica UST, che ha causato il crollo a zero di un progetto da decine di miliardi di dollari, gettando sfiducia su tutto il settore della finanza decentralizzata e, più in generale, sulle criptovalute.
Appare necessario, in questo scenario, un intervento normativo sotto più fronti: (i) regolamentando gli operatori del settore, e questo sta già avvenendo in Italia con l’iscrizione all’Organismo degli Agenti e Mediatori (OAM) delle principali società di scambio di criptovalute; (ii) definendo un chiaro quadro normativo sulla dichiarazione e tassazione degli asset digitali come criptovalute e Non Fungile Tokens (NFT); (iii) introducendo asset finanziari digitali sottoposti a norme e vigilanza come le cosiddette criptovalute sovrane.
Infatti, recentemente, Fabio Panetta, membro del Comitato Esecutivo della Banca Centrale Europea è tornato a parlare dell’euro digitale, una Central Bank Digital Currency (CBDC) emessa dalla Bce e complementare alla moneta tradizionale, sicura e priva di rischi di liquidità, e di come questa possa diventare una realtà entro il 2026.
In questa fase le istituzioni stanno ancora attraversando un periodo di studio e progettazione, ma questa rappresenta una fase cruciale. Si tratta del momento decisivo che determinerà quale sarà il volto dell’euro digitale, su quale tecnologia sarà basato e come sarà integrato nella vita di tutti i giorni. Le CBDC, infatti, rappresentano una tendenza inevitabile, sono destinate a diffondersi su scala globale, a rivoluzionare il modo di fare pagamenti e, probabilmente, di intendere il denaro.
Ma ci sono quattro sfide chiave per lo sviluppo delle criptovalute sovrane: (i) scalabilità delle infrastrutture necessarie alle valute digitali; (ii) capacità tecnologica di gestire un numero ingente di transazioni in tempi ridotti; (iii) resilienza ad attacchi informatici e disastri naturali; (iv) sostenibilità energetica. Per affrontare con successo queste sfide sarà necessaria la collaborazione di tutti i soggetti coinvolti nello sviluppo e nell’implementazione delle Central Bank Digital Currencies: i regolatori, il settore finanziario e le aziende tecnologiche.
Bisogna inoltre fare attenzione ad alcuni aspetti critici ai quali le valute digitali centrali possono andare incontro. Infatti, non tutte le CBDC avranno lo stesso successo e grado di adozione, ma ci saranno valute digitali più utilizzate rispetto ad altre, in base a come queste saranno progettate. Fattori tecnologici come semplicità di utilizzo, velocità, fees per le transazioni, sicurezza, privacy, sostenibilità energetica, numero di “token” disponibili, tra gli altri, saranno fondamentali nel decretare quali CBDC avranno la meglio rispetto alle altre.
Adriano Gerardelli, responsabile Financial Services di Minsait in Italia