Tempi duri per l’Automotive: la soluzione? Una supply chain flessibile e intelligente
La pandemia e la crisi ucraina hanno provocato un calo del settore automotive (pari al 5,6% del PIL italiano) di circa il 23%
Secondo l’analisi di Intesa, Kyndryl Company, è necessario che il settore si munisca di una supply chain smart, inglobando processi amministrativi, logistici, di approvvigionamento e di gestione delle materie prime
Il settore automobilistico, che in Italia conta più di 170 mila aziende e ricopre il 5,6 % del PIL, sta vivendo un periodo di crisi non indifferente dovuto alla pandemia prima e al conflitto ucraino dopo e soprattutto legato alla difficoltà di approvvigionamento di materie prime e componenti. Intesa, la Kyndryl Company che accompagna le aziende nei processi di digitalizzazione, evidenzia come questi primi anni Venti abbiano messo notevolmente in discussione l’approccio delle catene lunghe di approvvigionamento, che in pochissimi mesi hanno dimostrato la loro precarietà. La soluzione, secondo l’azienda, sarebbe quella di passare da una supply chain lineare e globalizzata a una più flessibile e intelligente, in grado di reagire e prevedere le variabili economiche e geopolitiche.
Secondo gli ultimi dati di Anfia (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica), basati sulle rilevazioni Istat, gli ultimi due anni hanno causato un calo tendenziale del settore automobilistico pari al 22,9%, di cui -15,3% nella fabbricazione di autoveicoli e del -25,8% nella fabbricazione di parti e accessori per autoveicoli e loro motori.
“Il settore automotive risulta tra quelli maggiormente colpiti dalle evoluzioni geopolitiche più recenti – dichiara Luigi Traverso, Head of Supply Chain Solutions di Intesa – In pochissimi mesi i punti di forza di una supply chain fortemente interconnessa si sono rivelati essere anche i più deboli. L’inaffidabilità delle catene lunghe, interdipendenti e poco flessibili era stata già drasticamente scoperta in pandemia e oggi il conflitto in Ucraina sta definendo la necessità di una rivoluzione: evidentemente, lo shock subito nel 2020 non può essere considerato un rischio isolato”.
Nel settore automobilistico gli esempi più lampanti dell’inaffidabilità della supply chain globalizzata hanno riguardato i microchip e i cablaggi. La carenza dei primi è stata causata da una stima troppo pessimistica della domanda dopo la prima ondata di Coronavirus e quando, con l’arrivo dell’estate, il settore automobilistico è ripartito più velocemente del previsto, gran parte dei fornitori si era rivolta ormai all’elettronica. Per quanto riguarda la produzione dei cablaggi, invece, la produzione avveniva principalmente in Ucraina e sostituirla non sarà facile. Entrambe le situazioni rivelano quanto sarà sempre più impensabile fare a meno dell’analisi predittiva nelle dinamiche della nuova supply chain, che dovrà garantire visibilità e controllo degli impianti, soprattutto nel caso di filiere lunghe come quella dell’automotive.
“Per questo motivo è fondamentale per le aziende del settore investire in tecnologie di raccolta e analisi di dati, in grado di fornire analisi predittive ma anche risoluzioni tempestive alle interruzioni della catena – continua Traverso di Intesa – Rimanere ancorate a standard obsolete, mentre tutto intorno cambia, per le aziende significherà perdere progressivamente la propria competitività sul mercato. La scelta delle tecnologie idonee è solo un aspetto della digital transformation e va inserita in una visione complessiva che sia insieme olistica e strategica”.
L’esito della digitalizzazione del comparto automotive si traduce per Intesa in una piattaforma, Intesa Platform, con cui integrare da una parte i flussi dell’ufficio che generalmente rientrano nel mondo IT (Information Technology), dall’altra quelli della fabbrica detti OT (Operational Technology). Ciò significa che l’intera supply chain può diventare smart inglobando processi amministrativi, di logistica, di approvvigionamento, di gestione delle materie prime e di tutta la documentazione legata alla produzione. Non solo, mediante un centro decisionale, la Control Tower, che dialoga con la IoT presente in fabbrica, è possibile armonizzare e mettere a confronto le informazioni con specifici KPI, evidenziando eventuali criticità, ma anche avviando in autonomia le procedure di miglioramento per ottimizzare i processi produttivi e logistici.
Secondo l’Osservatorio sulla componentistica automotive italiana 2020, le imprese dell’automotive hanno già iniziato, seppur lentamente, a investire in digitalizzazione. Le tecnologie diffuse almeno tra il 10% delle imprese sono infatti nell’ordine: tecnologie di raccolta e analisi dei dati (63,54%), macchine con controlli programmabili (44,76%), robot (38,86%), tecnologie di interfaccia uomo-macchina (36,46%), impianti automatizzati non programmabili (33,19%), tecnologie per la simulazione e visualizzazione dei processi produttivi (28,82%), machine vision (24,89%), tracking (23,36%) e robot collaborativi (15,28%). Praticamente assenti sono invece gli esoscheletri (0,09%). Non è un caso che tra le motivazioni addotte dalle aziende che hanno deciso di investire in una o più tra le tecnologie richiamate sopra, prevale l’esigenza di rimanere competitivi rispetto alla concorrenza.
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