Arriva il recruiting tramite la gamification

 Arriva il recruiting tramite la gamification

Cambiare le regole del gioco (nel vero senso della parola) del mondo del recruiting portando la gamification, ovvero l’utilizzo di elementi derivati dai giochi e delle tecniche di game design in contesti non ludici, per trovare, selezionare e assumere talenti in ambiti altamente specializzati del digital e tech.

E’ questa la filosofia alla base della tecnica di selezione che gli headhunter di Oliver James, recruiting firm di nuova generazione che ha sviluppato un approccio alla ricerca del personale con al centro persone e dati, stanno sperimentando con successo dall’inizio del 2022. Una soluzione efficace che permette di ridurre i tempi di selezione (che diminuiscono in media di oltre il 30%), migliorare l’attrattività del brand dell’azienda (mediamente del +20%) e, al recruiter, di valutare più facilmente come i candidati siano in grado di muoversi all’interno del potenziale ruolo di atterraggio in azienda attraverso il gioco, in modo da capire molto più velocemente da un lato le loro hard skill, dall’altro anche il comportamento che poi il lavoratore potrà avere anche all’interno dell’azienda che lo assumerà, nonché l’allineamento culturale ai valori dell’azienda.

“Ovviamente per ogni singola selezione viene creato un contesto di gioco preciso, attraverso l’utilizzo di domande scritte sotto forma di questionario ma anche giochi logici ed enigmi iper-tecnici e su tematiche altamente specialistiche, da risolvere in pieno stile gaming, singolarmente ma anche in gruppo – spiega Edoardo Caselle, responsabile progetti speciali di Oliver James – Vengono studiate e messe in pratica situazioni di gioco specifiche che possano mettere in risalto le hard skill, ovvero le qualità tecniche dei candidati per lo specifico ruolo che poi andranno a ricoprire in azienda. Per esempio per selezionare un IT Developer verrà creato un gaming sulle competenze di coding o sulla conoscenza dei framework principali o sulla review di specifiche stringhe di codice; così come per un esperto SEO testeremo con domande e sfide le competenze di analisi web, link building e ottimizzazioni web e SERP. Ad oggi applichiamo questa tipologia sperimentale di approccio al colloquio nel 25% dei casi, ma considerato i riscontri positivi che stiamo avendo, pensiamo di adottarlo in gran parte dei nostri progetti specialistici.”

Al netto dei rompicapo più o meno difficili da risolvere, gli esperti di talent acquisition hanno visto come anche alcune semplici risposte date a domande, a volte, banali, come – “Per una serata con gli amici dove preferiresti andare a divertirti?” oppure “Durante le feste natalizie, se dovessi essere invitato a cena, cosa porteresti per fare bella figura?” o ancora “Se potessi lavorare in smartworking ovunque nel mondo, dove vorresti andare?” – riuscivano a far emergere un quadro valutativo del candidato molto più preciso e a far emergere più facilmente anche le loro soft skill, in quello che gli esperti di Oliver James definiscono “assessment culturale”.

“Abbiamo iniziato a utilizzare questa tipologia di selezione con una nostra azienda partner come primo esperimento per poi espanderla in altri contesti di recruiting. È stata una soluzione che ha portato grandi soddisfazioni, da un lato per i candidati che hanno trovato particolarmente stimolante non doversi sottoporre al classico colloquio e dall’altro per le aziende che proprio grazie all’applicazione ludica al processo di selezione hanno potuto scovare il talento che si adattasse maggiormente al ruolo che stavano cercando – commenta Pietro Novelli, Country Manager Italia di Oliver James –  Dalle nostre rilevazioni abbiamo potuto constatare come tutto il processo di selezione abbia beneficiato dell’introduzione della gamification. In particolare la valutazione delle attitudini dei candidati è risultata essere molto più precisa e accurata da parte dei recruiter mettendo in risalto nei talenti le capacità di problem solving. Tutto questo si è tradotto in una scrematura iniziale dei candidati che si è velocizzata del 30%, riducendo poi il monte ore dei valutatori dell’azienda cliente, che si traduce rapidamente in un beneficio economico.”

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