Digital Gender Gap: digitale come ulteriore barriera all’uguaglianza di genere
L’8 marzo ricorre la festa della donna, ormai nota e riconosciuta a livello internazionale, della quale sono – al contrario – poco noti la storia ed il reale significato.
Parlare di festa risulta essere non solo riduttivo, ma a tratti anche inappropriato, proprio per i motivi che si celano dietro ad essa. Infatti, si racconta sia nata per ricordare le operaie dell’industria tessile Cotton di New York, rimaste vittime di un incendio divampato proprio l’8 marzo (del lontano 1908) all’interno dell’azienda, dove erano state segregate dai proprietari in risposta allo sciopero indetto dalle lavoratrici in richiesta di migliori condizioni di lavoro e di salari più elevati.
L’8 marzo, dunque, più che una festa, rappresenta – più adeguatamente – una giornata internazionale dedicata al ricordo delle conquiste politiche, sociali ed economiche del genere femminile, ma soprattutto alla riflessione circa quanto ancora è necessario conquistare per “festeggiare” e rispettare a pieno le donne, al pari degli uomini.
Oggi più che mai, dunque, riflettiamo. Perché, se da una parte alcuni passi in avanti sono stati fatti a favore del rispetto delle donne e della parità di genere, dall’altra il gender gap risulta essere ancora profondo e radicato nella società attuale. Una società che si dimostra, così, fortemente contraddittoria, barcamenandosi tra il nuovo, rappresentato dall’innovazione tecnologica e digitale, e l’obsoleto, che si palesa in un maschilismo anni ’60 ancora accentuato soprattutto in ambito lavorativo.
La disuguaglianza tra uomini e donne si manifesta in molte aree, e uno dei campi in cui questa è più accentuata è il reddito. Una recente analisi Eurostat sul divario retributivo di genere mostra tuttavia una nota positiva, ossia la riduzione al 13% di tale gap nell’Unione europea. Nel 2020, infatti, la retribuzione oraria lorda delle donne era in media del 13,0% inferiore a quella degli uomini nell’Ue. Nell’arco di otto anni, tra il 2012 e il 2020, il divario retributivo di genere nell’Ue ha dunque conosciuto una diminuzione abbastanza significativa (dal 16,4% al 13,0%).
Se è possibile constatare una lieve riduzione del gender gap in ambito retributivo, al contempo è inoltre possibile appurarne un notevole ampliamento in altri campi. Tra questi, soprattutto quello lavorativo che richiede competenze tecnologiche e digitali.
Secondo la European Digital SME Alliance, la più grande rete di piccole e medie imprese ICT (Information Communication Technologies) in Europa, nonostante i livelli di competenze digitali tra i generi siano pressoché uguali in Europa, le donne rappresentano solo il 18% dei posti di lavoro specializzati in ICT e il 20% dei laureati in materie ICT. Le disparità risultano essere ancora più pronunciate a livello globale e peggiori nel sud del mondo.
Secondo il Global Gender Gap Report 2021 pubblicato dal World Economic Forum, infatti, non solo il ruolo attivo delle donne nel mercato del lavoro sta diminuendo a livello globale, aumentando le disparità finanziarie tra i sessi, ma tali disuguaglianze di genere sono ancora più pronunciate nelle competenze tecnologiche dirompenti, fortemente richieste nei settori emergenti come l’IA, la robotica e il cloud computing.
Nel sud del mondo, poi, la situazione risulta essere ancor più critica. Stando al recente rapporto di IT for Change, nei paesi in via di sviluppo, ed in particolare nelle aree rurali, le donne nell’industria alimentare sono influenzate negativamente dall’ingresso dei servizi di consegna di cibo online occidentali nel loro mercato locale.
A livello europeo, i dati sono altrettanto poco rassicuranti. Dal Gender Equality Index 2020 dell’Istituto Europeo per l’Uguaglianza di Genere (European Institute for Gender Equality), nell’analisi di tra variabili principali, quali utilizzo e sviluppo delle competenze e delle tecnologie digitali; trasformazione digitale del mondo del lavoro; e più ampie conseguenze della digitalizzazione per i diritti umani, la violenza contro le donne e le attività di cura, emerge una leggera divergenza nelle competenze digitali di base tra uomini e donne. Tuttavia, tale divergenza aumenta nel caso delle competenze digitali avanzate e specializzate. Poche sono infatti le donne che decidono di intraprendere studi in tecnologie emergenti quali l’IA e le blockchain.
Motivo principale del flebile slancio da parte delle donne verso la tecnologia e l’innovazione digitale è proprio la presenza di pregiudizi e stereotipi ancora oggi ben radicati in una società che vede la donna come principale fornitore di assistenza e lavoro domestico, dunque incapace di intraprendere una carriera a tempo pieno.
Il digitale viene così a costituire ulteriore barriera al tentativo di colmare quel gender gap che già nel lontano 8 marzo del 1908 umili operaie hanno tentato invano di abolire.
Colmare il divario di genere digitale, e non solo, inizia con il riconoscimento della piena uguaglianza tra uomini e donne e della loro pari inclusione in ogni aspetto dell’economia e della società. Oggi, 8 marzo, “festeggiamo” tutti le donne, non solo regalando loro mimose, ma soprattutto impegno nell’abolire gli stereotipi, nel fornire pari opportunità e nel riconoscere il potenziale di una società egualitaria in cui tutti – uomini e donne – hanno eguale possibilità di prosperare.