Tecnologia e Guerre: l’IA come arma del futuro
Nel 2022, ancora si ricorre alla guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, nonostante anni e anni di evoluzione umana facciano intendere che l’uomo possa essere ormai abbastanza “maturo” da ricorrere a mezzi diplomatici.
Da ciò emerge tuttavia una contraddizione: se, da una parte, l’evoluzione umana non si mostra nella scelta di mezzi armati di risoluzione di dispute, dall’altra è proprio in tali strumenti che l’evoluzione umana si manifesta a pieno.
I grandi sviluppi fatti nel campo della tecnologia si sono infatti “riversati” sul campo di battaglia, in cui pistole, mitra e obsoleti carrarmati hanno lasciato ormai posto all’Intelligenza Artificiale, quale nuova arma “del futuro”.
Le guerre del 21esimo secolo si definiscono “ibride”, in quanto non vengono più combattute solo sul campo, ma anche su altri fronti, a partire da quello economico – con l’imposizione di sanzioni o l’esclusione dal commercio internazionale – fino ad arrivare a quello della cyber sicurezza. Ne è esempio lampante la guerra che si sta combattendo tra Russia e Ucraina, in cui agli attacchi militari fatti con missili e cannoni, si affiancano anche attacchi cibernetici, sotto forma di attacchi terroristici.
Grazie all’Intelligenza Artificiale, con il ricorso a particolari software – tra cui i malware (abbreviazione di malicious software – “software malevolo” – ossia programmi informatici cui si ricorre per disturbare le operazioni svolte da un utente di un computer) – gli hacker diventano veri e propri soldati, capaci di sferrare attacchi digitali alle principali infrastrutture strategiche di un Paese nemico, indebolendolo così dall’interno, come nel caso di Anonymous (movimento di hacktivismo) nella guerra Russo-Ucraina.
I progressi nel campo dell’elettronica e dell’IA rendono così la guerra più imprevedibile e irregolare, attraverso il ricorso a nuove armi innovative future. Tra queste, l’Economist, nel suo Technology Quaterly, il trimestrale sulla tecnologia che offre una panoramica sulle innovazioni, ne ha evidenziate alcune, quali nuovi sistemi di difesa, sottomarini, radar ad apertura sintetica, e nuovi campi di battaglia.
I nuovi sistemi di difesa prevedono oggi – e in modo crescente in futuro – l’uso di droni a pilotaggio autonomo (UCAVs) e le relative opzioni anti-drone. Questi andranno sempre più a migliorare attraverso lo sviluppo di sensori avanzati e satelliti sofisticati in termini di sorveglianza e comunicazione, e ad essere così scelti come strumenti di attacco militare imprevedibili e difficili da individuare.
I sottomarini, attualmente di difficile rilevazione, potranno essere in futuro altamente individuabili grazie a sistemi di elaborazione dei segnali che stanno già oggi migliorando notevolmente. Esempio di tecnologia di rilevazione dei sottomarini è il prototipo di robot Sea Hunter, progettato dalla Darpa americana (Defense Advanced Research Projects Agency) per seguire un sottomarino per migliaia di chilometri in totale autonomia, nel pieno rispetto delle norme internazionali marittime.
I radar ad apertura sintetica – tecnologia disponibile già a partire dagli anni ’60 e utilizzata dai satelliti spia dagli anni ’80 – hanno conosciuto profondi miglioramenti grazie ai progressi nell’elettronica, nell’ingegneria dei veicoli spaziali e nel calcolo dell’orbita. Questi hanno reso possibile l’installazione di sistemi Sar (Synthetic aperture radar) ad elevata risoluzione, con una notevole precisione dei particolari.
Le guerre del futuro si disputeranno sì su più fronti, anche non fisici, ma continueranno a essere combattute su campi di battaglia – fisici – in cui tuttavia il movimento diventerà estremamente pericoloso. Grazie infatti a droni, sistemi di rilevazione fisica, radar e satelliti, i soggetti potranno essere prontamente individuati. Il loro movimento genererà un segnale che consentirà l’attacco a distanze ampiamente maggiori rispetto al passato. Le forze armate stanno infatti investendo ingenti risorse su software in grado di automatizzare con estrema precisione unità di interesse riprese dai droni di sorveglianza.
L’Intelligenza Artificiale diviene così vera e propria arma “futuristica”, tuttavia a doppio taglio.
Infatti, se da una parte può essere vista come frutto dell’evoluzione umana e dei suoi eccezionali progressi in ogni campo, dall’altra fa sorgere un dubbio: dato il suo impiego nella guerra, che inevitabilmente prevede la morte di esseri umani, cui ancora oggi si ricorre, quale frutto dell’incapacità dell’uomo di imparare del passato, non è forse più corretto parlare di “involuzione” umana?