Il linguaggio nella PA: da dove iniziare?
Semplificare, eliminare il burocratese, informare: sono questi alcuni dei compiti di un comunicatore pubblico che scrive e parla ai cittadini.
Come scrivere? Cosa scrivere? Quando scrivere? Le domande sono tante, il tempo poco e la lista delle cose da fare non smette di allungarsi. ALT! Riavvolgi il nastro, fai un lungo respiro e prenditi 5 minuti del tuo tempo per leggere questo nuovo articolo che forse non ti cambierà la vita ma ti permetterà di riposarti e di aggiornare le tue competenze.
Cosa troverai in questo post:
- La comunicazione pubblica
- La differenza tra comunicazione istituzionale, politica e sociale
- Il linguaggio nella pubblica amministrazione
- La Guida al linguaggio della PA
La comunicazione pubblica
Se sei un comunicatore pubblico e sei qui per aggiornare le tue competenze o se stai leggendo questo articolo per pura curiosità, ti starai forse chiedendo perché è così importante capire che tipo di linguaggio utilizzare nella pubblica amministrazione?
Per rispondere a questa domanda, abbiamo bisogno però di procedere per gradi iniziando con un quadro sul mondo della comunicazione pubblica, perché solo così saremo in grado di capire che tipo di linguaggio usare a seconda del contesto.
Facciamo un piccolo esercizio: disegna in mente, o come ho fatto io su un foglio in modo molto amatoriale, tre cerchi (uno con scritto comunicazione istituzionale, un altro con scritto politica e uno infine con sociale) e racchiudili all’interno di uno più grande con l’etichetta comunicazione pubblica. Questo piccolo esercizio ti aiuterà graficamente a capire e a ricordarti in futuro che la comunicazione pubblica è il grande insieme che racchiude quella istituzionale, politica e sociale.
Prima di spiegarti il motivo di questa distinzione, ti sarà utile comprendere la differenza tra cosa è pubblico e cosa invece è privato:
- Pubblico è tutto ciò che può essere di interesse per un pubblico indiscriminato di persone;
- Privato è al contrario tutto ciò che riguarda la comunicazione riservata, interpersonale o specifica per una determinata fetta di mercato.
La differenza tra comunicazione istituzionale, politica e sociale
Avendo chiara questa distinzione possiamo andare ora a risolvere la distinzione tra istituzionale, politica e sociale.
La comunicazione istituzionale
È quel tipo di comunicazione che sotto forma di servizio per il cittadino garantisce informazioni chiare, esaustive sull’operato dell’ente e su contenuti di interesse pubblico come ad esempio la promozione di un evento o un’allerta meteo. Questa, inoltre, può essere usata per rendere più accessibili i servizi pubblici spiegando i processi di riferimento; ed infine, può essere usata per dare maggiore legittimità all’ente che deve essere per i cittadini un punto di riferimento. Il principale soggetto che svolge questa comunicazione è un ente pubblico (es. un comune, un ministero).
La comunicazione politica
È quella comunicazione che mette in connessione tre tipi di soggetti: il sistema politica, i mass media e gli elettori. L’obiettivo è lo scambio di contenuti di interesse pubblico-politico, con un’influenza reciproca tra i tre attori di questo grande campo. Pensiamo ad esempio ai discorsi elettorali o alla propaganda di un partito: questi due contenuti non potranno mai essere pubblicati sulla pagina Facebook di un comune, nonostante a capo di un’amministrazione ci sia un partito o una lista civica che per arrivare ad ottenere quel posto ha, tramite campagna elettorale, acquisito la fiducia dei cittadini con una comunicazione di tipo politico. Il principale soggetto che svolge questa comunicazione è un partito o un leader politico.
La comunicazione sociale
È un ulteriore sottoinsieme della comunicazione pubblica. In questo campo racchiudiamo quel tipo di comunicazione volta alla risoluzione di problemi di interesse generale che richiede l’attivazione di strutture e competenze per risolverli e porta alcuni soggetti a cercare soluzioni tramite interventi specifici. Sono problemi di interesse generali ad esempio la tutela dell’ambiente, la sicurezza, la salute, l’istruzione. Il principale soggetto che utilizza questa comunicazione sono gli enti no profit, le associazioni, e più in generale l’area del privato sociale.
Il linguaggio nella pubblica amministrazione
Fatta questa distinzione, concentriamoci ora sul linguaggio.
Il linguaggio della pubblica amministrazione viene spesso associato a qualcosa di noioso, lento e complesso: insomma, il famoso burocratese che tutti odiamo, ma che ci ritroviamo poi ovunque. Per dare una svolta a questa associazione e rendere la PA un po’ più cool (direbbero i giovani), è bene partire proprio da qui e chiederci: perché abbiamo paura di sburocratizzare e semplificare il linguaggio della PA? Forse perché abbiamo paura di apparire poco autorevoli e poco seri?
Se questa è la paura numero uno, ti lancio uno spoiler: non accadrà.
Se ti stai rivolgendo al cittadino, magari sui social o in una chat, invece di utilizzare termini complessi scegli di usare termini vicini al linguaggio quotidiano. Un esempio? Invece di “erogare“, usa “offrire” o “fornire“. Invece di “abrogare” usa “eliminare“.
A seconda del contesto in cui stai parlando, cerca di entrare nel linguaggio più vicino al cittadino e di semplificargli la vita. Questo ti tornerà utile in un secondo momento, perché non dovrai ripetere qualcosa che magari il cittadino non è riuscire a comprendere.
La Guida al linguaggio della PA
Prima di lasciarti, voglio segnalarti un documento molto utile per approfondire il tema.
Nei kit di Designers Italia, il blog di riferimento creato dal Dipartimento per la trasformazione digitale e da AgID, trovi un apposito documento dedicato proprio al linguaggio della pubblica amministrazione: sono le Linee guida sulla semplificazione del linguaggio della PA che contiene un elenco di parole da semplificare, suggerimenti di scrittura e una guida al tono di voce da utilizzare.
Nelle prossime puntate di questo nuovo spazio approfondiremo ancor di più questo tema; quindi se vorrai aggiornare ancora le tue competenze e riposarti un po’ tra un lavoro e l’altro, non perdere il prossimo approfondimento.
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