Sondaggio Eurobarometro: l’Italia patria di complottisti e analfabeti funzionali
L’Italia ha smesso di essere il paese dei poeti, dei santi e dei navigatori, per diventare la patria ideale per complottisti, creduloni e analfabeti funzionali. Un italiano su tre (la media europea è di uno su cinque), infatti, crede che i primi uomini siano vissuti nello stesso periodo dei dinosauri e sempre un terzo dei nostri connazionali è convinto che la cura per il cancro esista, ma che per interessi commerciali sia stata tenuta nascosta.
Lo dice un sondaggio di Eurobarometro (servizio attivato nel 2007 dal Parlamento europeo) realizzato la scorsa primavera, in piena pandemia, su un campione di circa 27 mila cittadini con l’obiettivo di analizzare il rapporto che lega gli europei a tematiche come la scienza e la tecnologia.
In Italia, dunque, più che una “questione meridionale” esiste una “questione cultura”. E sul problema dell’ignoranza che dilaga nella nostra società, alimentata da fake news e “ininfluencer”, non possiamo aggrapparci a quello che l’ex presidente della Camera Violante ha definito come “processo di autodenigrazione”, che consiste nella caratteristica tutta italiana di “autocriticarsi” e commiserarsi.
Qui, infatti, il problema è oggettivo. Come oggettivi sono i dati del rapporto 2020 dell’Istat che evidenzia come l’Italia presenti “livelli di scolarizzazione tra i più bassi dell’Unione Europea, purtroppo anche con riferimento alle classi d’età più giovani nonostante negli anni la diffusione dell’istruzione sia considerevolmente cresciuta”.
In Italia hanno almeno un diploma quasi i tre quarti dei giovani tra i 30 e i 34 anni, ma nell’Unione Europea la media è dell’84%, mentre i 30-34enni con titoli universitari sono pari al 27,6% nel nostro paese contro una media europea del 40,3%. Siamo all’ultimo posto nell’Unione insieme alla Bulgaria.
Come uscirne? Intanto partendo dal basso e cioè dalla scuola. Perché se un terzo degli italiani adulti crede che l’uomo abbia convissuto con i dinosauri (e magari che la terra sia piatta), lo si deve anche al bassissimo tasso di istruzione. Non a caso viene fuori che l’Italia, insieme alla Romania, è il paese europeo con il più alto tasso di dispersione scolastica. Da un lato, quindi, abbiamo il più alto numero di giovani che abbandonano la scuola e dall’altro il minor numero di laureati tra tutti i paesi europei. I conti, allora, tornano e dovremmo partire proprio da qui per invertire la rotta. Sempre se la matematica non è un’opinione.