Proporre innovazione alle comunità locali: ecco il modello della Societing Summer School dell’Università Federico II di Napoli
Si è svolta nella cornice del Cilento, dal 12 al 16 luglio, la decima edizione della Societing Summer School organizzata dal programma ricerca-azione Societing 4.0 dell’Università Federico II di Napoli. Un nuovo modo di portare innovazione partendo dal confronto tra diverse generazioni.
“Non vivo per me, ma per la generazione che verrà” – Vincent Van Gogh.
Progettare il futuro. Forse una delle cose più difficili, ma una delle azioni più inevitabili per una società in continua evoluzione.
Progettiamo costantemente il nostro futuro, a partire dalle semplici giornate, ai grandi viaggi, alle politiche pubbliche per una nazione o per il mondo intero. Siamo quotidianamente immersi in un processo evolutivo che ci vede impegnati per tutto l’arco della nostra vita nella ricerca di un cambiamento che spesso non riusciamo a cogliere.
C’è chi prova ad anticipare il cambiamento, chi prova ad immaginarlo o ancora chi prova a progettarlo, ma il cambiamento quando arriva non invia la notifica né tantomeno produce un segnale acustico, semplicemente arriva solo per chi riesce a vederlo senza respingerlo.
Ma come si accetta un cambiamento?
Spesso quando si parla di digitalizzazione, transizione ecologica, turismo 4.0, molti chiudono gli occhi e rifiutano anche solo di ascoltare quali potrebbero essere le prospettive e le opportunità di crescita, per concentrarsi solo sui problemi. Quello che si crea è un blocco del cambiamento che fatica ad andare avanti, producendo due conseguenze rischiose: da un lato l’immobilismo; dall’altro lo spopolamento degli spazi.
Ma come si aiuta a superare questo blocco?
Questa è stata la domanda chiave da cui è partita la Societing Summer School organizzata dal programma ricerca-azione Societing 4.0 dell’Università Federico II di Napoli. Nella cornice del Cilento, la Δίαιτα giunta alla sua X edizione, si è concentrata sui temi della transizione digitale ed ecologica in vista del piano Next Generation EU. Cinque giorni di confronti, riflessioni, esperienze, ma soprattutto ascolto di chi quei territori li vive ogni giorno affrontando le sfide del cambiamento.
Con un focus specifico sulla bellezza della dieta mediterranea e sulle nuove tecnologie per aiutare i territori a crescere, la Societing Summer School è stata una sfida nella sfida. Perché non solo ha cercato di portare innovazione, ma lo ha fatto attraverso la giovane generazione protagonista del presente e del futuro.
Con un gruppo di circa 20 ragazze e ragazzi, tra universitari e professionisti, la Δίαιτα ha cercato di stimolare il confronto con le istituzioni, a partire dall’incontro con la Ministra alle Politiche Giovanili Fabiana Dadone nella cornice di Paestum, e a seguire con imprenditori locali, professori, tra cui Adam Arvidsson, Professore di Sociologia dei processi culturali e comunicativi dell’Università Federico II, Giaime Berti, del Laboratorio SuM, Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna, e l’antropologo Vito Teti. Tutto guidato dalla direzione scientifica del Professore Alex Giordano, docente di Innovazione Sociale e Trasformazione Digitale dell’Università Federico II di Napoli, e lo stesso Adam Arvidsson.
Tre sono stati i prodotti ripresi dalla dieta mediterranea per segnare le tappe che hanno scritto lo storytelling della summer school: il vino, con la visita all’Azienda Agricola San Salvatore di Giuseppe Pagano; l’olio, grazie al racconto di Giuseppe Cilento e di tutti i soci della Cooperativa Agricola Nuovo Cilento; infine, il grano, con l’esperienza nell’Aia di Caselle in Pittari e la narrazione di Antonio Pellegrino.
Ma quali sono gli elementi che hanno suscitato spunti di riflessioni nelle chiacchierate serali e i viaggi in macchina tra un posto e l’altro? Perché su questi si gioca la vera sfida del cambiamento: con i giovani che riflettono, insieme a chi di storia ne ha vista e scritta, per la società di oggi e di domani.
Ecco alcuni spunti chiave:
- Per rilanciare i territori, che rischiano la perdita di identità culturale, c’è bisogno di un passaggio di passione culturale da adulti a giovani che rimanga impressa nello spirito e nell’identità di ognuno. A questo, risulta fondamentale aggiungere un dialogo tra generazioni, basato sull’ascolto reciproco, per permettere da un lato di iniziare a delegare responsabilità alle giovani classi; dall’altro di accogliere le nuove tecnologie, senza tralasciare la qualità.
- Per promuovere un’innovazione sociale, inoltre, risulta necessario includere nel processo di evoluzione tutte le categorie sociali; ascoltare chi le tradizioni le ha vissute per instaurare un ponte tra passato e presente; evitare le demonizzazione delle nuove tecnologie per costruire e non de-costruire.
- Infine, ruolo chiave deve essere dato alle agenzie di socializzazione (famiglia, scuola, gruppo dei pari) per creare una comunità unita, che riesca a lavorare in sinergia con le istituzioni per un sano cambiamento.
Queste riflessioni considerano chiave un’analisi etnografica dei territori, per non rischiare di tagliare fuori parti importanti di cultura e società. Ogni spazio sociale può offrire opportunità su cui bisogna tornare a credere, tirandole fuori e lavorando congiuntamente per permettere alle giovani generazioni di avere fiducia nei loro territori di appartenenza: dai piccoli enti locali alle grandi metropoli. Riportando i riflettori su queste opportunità, ascoltando le esigenze dei giovani, si potrebbe lavorare su percorsi formativi ad hoc insieme alle categorie che conoscono la storia e la cultura dei diversi territori, permettendo così di tramandare le tradizioni con un nuovo mindset: quello del confronto e dell’innovazione.
Perché non si può fare innovazione, senza conoscenza.
Per questi motivi, momenti di confronto esperienziali come quello proposto dalla Societing Summer School sono le modalità da cui probabilmente ripartire per progettare il futuro: con i giovani che incontrano altri giovani e insieme ascoltano per innovare.