Dalla realtà virtuale un supporto alle terapie per i disturbi della comunicazione
Dall’ Università del Queensland arrivano notizie confortanti sull’applicazione della realtà virtuale nelle cure riabilitative per persone che soffrono di disturbi della comunicazione.
Riuscire a comunicare in modo efficace è basilare per gli esseri umani.
Purtroppo però vi sono individui che si trovano ad affrontare disturbi della comunicazione e ciò compromette la loro partecipazione alla vita sociale.
Un recente studio, condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università del Queensland e pubblicato sulla rivista Disability and Rehabilitation, ha indagato sul possibile uso della realtà virtuale nella riabilitazione dei disturbi della comunicazione neurogena degli adulti.
Come riportato nella ricerca, c’è un elevato numero di persone la cui comunicazione è pregiudicata da particolari condizioni fisiche quali lesioni cerebrali acquisite (per esempio in seguito a un ictus o a traumi cerebrali) o altri disturbi di carattere neurologico come il morbo di Parkinson e la sclerosi multipla. Queste situazioni incidono in maniera importante sulla vita quotidiana dei soggetti interessati, creando barriere alla loro partecipazione alla vita di comunità e pesando sul loro senso di benessere poiché spesso essi sperimentano relazioni interpersonali tese che, a loro volta, possono generare insicurezze.
Le terapie attualmente in uso sono erogate presso ospedali o centri sanitari specializzati ad opera di patologi del linguaggio (SPL)/logopedisti e consistono prevalentemente in giochi di ruolo che simulano situazioni della vita reale. Queste metodologie però presentano alcuni limiti. Infatti, all’interno di un ambiente clinico, la possibilità di simulare situazioni realistiche, autentiche e sicure, è ristretta.
Secondo i ricercatori dell’Università del Queensland, la realtà virtuale può quindi rappresentare un supporto rilevante nella valutazione clinica e nelle terapie riabilitative dei disturbi della comunicazione.
Gli ambienti immersivi prodotti con la tecnologia VR forniscono un grado di completezza, ricchezza e dinamiche pari alle situazioni reali, creando, durante la terapia, un coinvolgimento più diretto e autentico.
Per la ricerca, gli studiosi hanno collocato i pazienti in un ambiente VR che simulava una cucina, arricchendolo con tutti gli elementi necessari a ricreare la complessità di una situazione quotidiana. Successivamente hanno intervistato i patologi del linguaggio con lo scopo di raccogliere elementi e contributi sull’utilità percepita e l’usabilità della tecnologia VR immersiva durante questa esperienza, ottenendo riscontri positivi.
La Dottoressa Atiyeh Vaezipour del RECOVER Injury Research Centre, coordinatrice di questa ricerca, ha affermato che «la realtà virtuale può produrre contesti validi per consentire alle persone di praticare le proprie capacità comunicative, creare fiducia nell’interazione con gli altri ed estendere le proprie competenze di comunicazione a vari ambienti», e ha sottolineato il fatto che le applicazioni VR immersive richiederanno capacità di personalizzazione per l’adattamento delle terapie agli obiettivi target specifici e alle esigenze fisiche, cognitive e di comunicazione del singolo individuo.
Lo studio, inoltre, ha messo in evidenza come sarà essenziale fornire formazione adeguata e opportunità di sviluppo professionale continuo per gli specialisti SLP in relazione all’uso sicuro ed efficace della VR immersiva nella pratica clinica, senza trascurare il coinvolgimento del team sanitario multidisciplinare per supportare lo sviluppo, l’implementazione e l’adozione della realtà virtuale stessa in questo campo.