Lavoro: entro il 2025 serviranno 740 mila dipendenti nella PA e 3 milioni nel privato
Anche se la pandemia continua a causare problemi all’economia e all’occupazione, arrivano buone notizie sul fronte lavoro.
Dalle stime di Unioncamere, in collaborazione con ANPAL, emerge che nei prossimi cinque anni la macchina della pubblica amministrazione avrà bisogno di oltre 740 mila nuovi occupati, più di 690 mila dei quali per il naturale turnover dei dipendenti. Il report è contenuto nelle “Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine (2021-2025)” ed è stato elaborato nell’ambito del Sistema informativo Excelsior.
Ma le previsioni positive sul fronte occupazionale riguardano anche il settore privato dove si prevede che la richiesta sia compresa tra 1,7 e 2,1 milioni di dipendenti e tra 1 e 1,1 milioni di lavoratori autonomi. Nel primo caso, spiegano da Unioncamere, il turnover dovrebbe riguardare circa 1,2 milioni di lavoratori, mentre in quello degli autonomi, invece, la stima è di 680mila.
Circa il 70% delle opportunità lavorative che si verranno a creare entro il 2025 sarà legata alla sostituzione di personale oggi occupato. Nel complesso, evidenzia il report di Unioncamere, tra il 2021 e il 2025 i settori privati e pubblici potrebbero esprimere un fabbisogno compreso tra 3,5 e 3,9 milioni di lavoratori, di cui 2,6 milioni per necessità di sostituzione del personale ora al lavoro e tra 900 mila e 1,3 milioni di unità per la crescita dello stock occupazionale dovuta all’espansione economica.
Le previsioni si basano su uno scenario più pessimistico, con una recrudescenza della pandemia, e su uno più positivo, tenendo anche conto dell’impatto dei diversi interventi di politica economica previsti dall’esecutivo e, in particolare, dal piano finanziato dall’Unione Europea Next Generation. Ecco i settori che traineranno l’occupazione. Per i servizi si stima tra il 2021 e il 2025 un fabbisogno occupazionale compreso tra 2,8 e 3 milioni di unità, quasi l’80% del totale, mentre la richiesta dell’industria ammonterà a 660-726mila occupati e quella dell’agricoltura a 110-130 mila unità. Dall’analisi per filiere emerge per “commercio e turismo” una domanda di occupati compresa tra 568mila e 698mila unità, per oltre la metà determinata dalla necessità di turnover dei lavoratori del solo commercio. Per la filiera “finanza e consulenza” il fabbisogno stimato è di 500-543 mila occupati, viste le esigenze di consulenze tecniche negli ambiti dell’ICT che potrebbero incrementare nei prossimi anni per le misure volte a sviluppare la digitalizzazione e l’innovazione.
Tra le altre filiere che dovrebbero beneficiare degli interventi previsti nel PNRR e finanziati con il Next Generation Eu, si stimano ampi fabbisogni per la filiera “salute” (490-500 mila occupati nel quinquennio), “costruzioni e infrastrutture” (190-210 mila unità) e “meccatronica e robotica” (173-184 mila lavoratori). L’aumento dello stock di occupati rispetto alla fine del 2020 sarà compreso tra 190 mila e 260 mila unità in media annua nel 2021-2025, a seconda dello scenario di espansione economica che si considera. In tal modo, l’Italia potrebbe ritornare ai livelli occupazionali pre-Covid del 2019 nel 2023 (secondo lo scenario più negativo), oppure nel 2022 (secondo quello positivo).