Come si diffonde il COVID-19?
Un convegno internazionale fa il punto sulla diffusione del virus attraverso l’aerosol ambientale, le minuscole goccioline disperse nell’aria quando parliamo o sternutiamo.
Nella prima fase della pandemia, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha posto l’attenzione sulle goccioline di saliva – droplets – di dimensioni maggiori a 5 millesimi di millimetro, che ricadono nel raggio di un metro dai soggetti infetti. Da tali osservazioni sono derivate le ormai ben note regole di distanziamento sociale, l’uso delle mascherine chirurgiche per ridurre al massimo l’emissione in aria di droplets, e l’attenzione alla contaminazione delle superfici.
L’importanza delle superfici contaminate nella diffusione del COVID-19 è stata recentemente molto ridimensionata, come riportato da un editoriale pubblicato su Nature lo scorso 2 febbraio, spostando l’attenzione sul contagio per via aerea.
Diversi studi hanno infatti confermato che azioni semplici come parlare, sternutire, cantare, generano goccioline di dimensioni più piccole di 5 micrometri, dette aerosol, che possono veicolare il virus e che, essendo molto piccole, rimangono sospese a lungo, muovendosi anche oltre ai due metri dai contagiati, sintomatici o meno.
Le ricerche sulla presenza di SARS-CoV-2 nell’aerosol hanno trovato tracce di RNA virale in svariati campioni d’aria, raccolti sia nelle strutture sanitarie che all’aria aperta. Ciò che ora bisogna indagare è l’infettività dei campioni raccolti: non basta trovare le tracce del virus bisogna capire se può ancora infettare.
Raramente, infatti, è stata ricercata l’infettività dei campioni raccolti, che è quel che davvero conta negli studi sulla diffusione ambientale del virus.
Per fare il punto sulla situazione, il 10 febbraio è stato organizzato un simposio internazionale online, co-organizzato da un team di ricercatori dell’Università di Trieste, che illustrerà lo stato della conoscenza e lo sviluppo di tecnologie e procedure per intercettare presenza e vitalità di batteri e virus negli aerosol ambientali.
L’evento nasce dai contatti tra aziende italiane e statunitensi (XEarPro e Aerosol Devices) e i ricercatori Pierluigi Barbieri, Sabina Licen, Francesca Malfatti dell’ateneo giuliano, e Sergio Crovella della Qatar University.