Clubhouse il nuovo grattacielo social
Immaginate un grattacielo. Altissimo, con decine e centinaia di stanze. Visualizzato? Ora pensate che per entraci vi servirà un invito esclusivo. Che non si può comprare su eBay o Amazon (anche se c’è chi parla di inviti a pagamento su alcuni social come Reddit). Immaginate che la chiave d’accesso sarà utilizzabile solo ed esclusivamente attraverso il vostro iPhone. Rimangono fuori dalla porta tutti i sistemi operativi non Ios, probabilmente perché tutto è partito dalla Big Apple. E poi, dopo essersi registrati e aver collegato il proprio profilo a Twitter e Instagram, ecco che si può vagare “bendati” per le room tematiche, partecipando alle discussioni aperte sui più svariati argomenti come semplici ascoltatori o come e veri e propri organizzatori e moderatori. Non ci si può guardare in faccia. Nessun video. Qui ad essere protagonisti sono la voce, le parole e – in ultima analisi – il pensiero.
Ecco Clubhouse, il nuovo social molto verticale che si sta diffondendo a macchia d’olio anche in Italia: tutto live, vietato registrare le conversazioni nel più stretto rispetto della privacy, impossibile condividere testi, immagini o file di qualsiasi natura. Si può solo parlare, raccontare la propria esperienza personale e professionale, fare network con i 2 milioni di iscritti in tutto il mondo.
Una rivoluzione dopo mesi di lockdown passati tra Zoom, Skype e Meet. Un social con una prospettiva totalmente nuova, nato nell’aprile 2020, su cui si sono fiondati esperti di marketing, influencer, imprenditori innovativi e giovani startupper. C’è anche già una pubblica amministrazione: l’Atam di Reggio Calabria, l’azienda trasporti dell’area metropolitana.
Un territorio vergine, totalmente da conquistare e da scoprire che sta entusiasmando per il suo approccio democratico (tutti possono intervenire in un dibattito, basta alzare la mano) e per i toni tutto sommato moderati e rispettosi, almeno in Italia e fino ad ora. E poi piace l’attenzione alle persone, a quelle vere: in generale, tutti i profili sono corredati di nome e cognome (anche in aggiunta a un nickname) e una bio. Poi, ovviamente, nessuno chiede la carta d’identità…
Inoltre, ogni profilo prima di essere attivato viene verificato attraverso il numero del proprio cellulare. Una garanzia in più, almeno teorica, per proteggere i minori.
Tra “Buongiornissimi” di prima mattina, “Caffè e argomenti”, stanze su argomenti di tecnologia, digitale e marketing (soprattutto italiani), si può partecipare anche a room (soprattutto americane) su psicologia, amore, cryptovalute, film, meditazione, controllo delle nascite. Basta trovare un argomento che possa catalizzare l’attenzione e discuterne, possibilmente con proprietà di linguaggio e competenza.
Tra le skill necessarie per vivere bene nel grattacielo di Clubhouse la capacità di ascolto, il saper aspettare il proprio turno per parlare, il confronto costruttivo, la capacità (o comunque il tentativo) di confrontarsi nel merito sulle questioni e sui temi.
Certo l’algoritmo è ancora in fase di apprendimento e l’app in fase beta. E la società della Silicon Valley, per prendere le distanze da alcuni contenuti offensivi in tema di etnia e genere, ha già diffuso un comunicato stampa dove fa sapere che condanna il razzismo, l’antisemitismo e tutte le forme di incitamento all’odio. Sullo sfondo rimane poi sempre il problema della conservazione dei dati personali, tema su cui il Garante della privacy sta lavorando con attenzione.
Il rating sull’app store di Clubhouse al momento è molto alto: 4.9 su 5 e i commenti entusiasti. Poi certo lo dice anche Clubhouse: “We really appreciate your patience”.
Qui trovate iscrivervi alla più grande community italiana di Clubhouse