VMware presenta la sua “Foresta”
Inquinamento ambientale, riscaldamento globale, consumi energetici, sono tutti problemi che si fanno sempre più stringenti, tutti lo sappiamo ma spesso lasciamo che siano gli altri ad occuparsene. Ci sono aziende, invece, che da anni hanno deciso di non restare a guardare ma di muoversi in prima linea per cercare di trovare le soluzioni migliori a questioni rilevanti a livello globale.
VMware ha scelto di fare della sostenibilità il proprio mantra, è per questo che, di anno in anno, si sta impegnando sempre più per portare a termine gli obiettivi che si è imposta, per costruire un mondo più equo, sostenibile e resiliente. I risultati parlano chiaro, quello che l’azienda si era prefissata è stato raggiunto, in particolare per quanto riguarda le sue sedi negli USA:
- dal 2003, il portafoglio prodotti VMware ha aiutato i propri clienti a evitare oltre 1,2 miliardi di tonnellate di emissioni di CO2
- VMware ora fornisce il 100% dell’elettricità nelle sue strutture globali da fonti rinnovabili
- VMware ha ottenuto la certificazione CarbonNeutral Company per due anni consecutivi
- più di 22.100 dipendenti VMware hanno supportato più di 10.000 organizzazioni no-profit in 97 Paesi
- la VMware IT Academy ha collaborato con più di 2.400 istituti di istruzione in 93 Paesi con oltre 48.000 studenti.
Ma cosa sta facendo VMware in Italia? Ce lo ha raccontato Raffaele Gigantino, Country Manager di VMware Italia, in un incontro al quale DataMagazine ha avuto il piacere di partecipare.
L’appuntamento è stato anzitutto il pretesto per presentare la “Foresta VMware“, iniziativa di grande impatto per l’ambiente sviluppata per sostenere il più ampio progetto ForestaMI, grazie al quale si prevede un’implementazione delle zone verdi nella Città Metropolitana di Milano, con l’obiettivo di piantare 3 milioni di alberi entro il 2030. VMware ha contribuito donando ben 500 alberi che sono stati piantati all’interno del Parco Nord di Milano, al fine di contribuire attivamente alla riduzione della CO2 e ad un miglioramento della qualità dell’aria.
Durante l’incontro non si è parlato solo di forestazione, altri argomenti altrettanto interessanti ed affascinati sono stati affrontati con gli ospiti presenti.
Giuseppe Di Franco, Group Executive Vice President, Global Head of Resources & Services e CEO di Atos Italia, azienda leader nella digital transformation, ci ha illustrato il modello su cui si fondano i comportamenti aziendali. Da sempre Atos si impegna supportare i propri clienti nel percorso verso una completa digitalizzazione e decarbonizzazione delle proprie imprese, impegno che Atos stessa ha attuato per le sue sedi adottando, ad esempio, solo auto aziendali elettriche, energia proveniente da fonti sostenibili oppure eliminando la plastica dagli uffici. Grazie alla politica scelta l’azienda è riuscita a raggiungere l’obiettivo di una riduzione del 70% di emissioni di CO2.
Intervento concettualmente intrigante è stato quello dell’Architetto Leopoldo Freyrie, Presidente della Fondazione RIUSO per la rigenerazione urbana, secondo il quale è giunto il momento di rivedere la nostra immagine di città. Serve un ripensamento a 360° dei luoghi in cui viviamo, abbandonando i modelli che abbiamo conosciuto durante il secolo scorso e che ancora oggi ci portiamo dietro, “Bisogna essere eretici nei confronti della cultura del ‘900” dice Freyrie, esponendo l’idea di “città in quindici minuti” dove coesistono strutture formate da tanti blocchi strategici, i “nodi”, che prevedano al loro interno tutto quello che soddisfi i bisogni del cittadino. Tanti piccoli borghi intelligenti dunque, all’interno di una grande città, dove siano presenti i servizi essenziali, quelli adibiti allo svago, che offrano posti di lavoro, che contemplino spazi verdi (come la Foresta VMware ad esempio) e dove tutto sia connesso, sia a livello virtuale che reale, permettendo spostamenti tra un luogo e l’altro di soli 15 minuti appunto.
Nel nostro Paese non è facile immaginare un cambiamento tanto drastico, anche a causa della grande varietà di territorio tra le diverse zone, intanto però, nella periferia di Milano, si sta già percorrendo una strada in questa direzione, cercando una possibile applicazione di modelli di “borghi urbani”. La vera sfida, che gli architetti coinvolti si trovano a dover affrontare, è quella di mettere al primo posto il rispetto per l’ambiente, cercando quindi nuove strategie come il riuso dell’esistente, la rigenerazione e la forestazione urbana.
Anche Alperia, il più grande fornitore di servizi energetici del Trentino Alto Adige, è impegnata nella salvaguardia dell’ambiente, contribuendo attivamente alla configurazione sostenibile dell’intera catena di fornitura. La produzione di energia è affidata prevalentemente a fonti rinnovabili e, ove possibile, reperite a livello locale.
“L’ambizione della nostra azienda è quella di essere il tramite per il cambio di paradigma” – afferma Luca Ceriani, Chief Digital & Tech Officer di Alperia S.p.A, che inoltre si trova d’accordo con Raffaele Gigantino, nel proporre una visione per il futuro maggiormente inclusiva, non solo, aggiunge infatti che: “Al centro non devono più stare le aziende ma le persone“, riferendosi sia ai dipendenti che ai clienti, i quali diventano i veri protagonisti verso cui i team di Alperia dedicano tutte le loro attenzioni.
Per avvicinarci al futuro illustrato durante questo incontro c’è davvero molto da fare, il processo risulta certamente costoso e impegnativo ma, se davvero vogliamo iniziare a cambiare le cose, per non lasciare alle generazioni future un mondo incurabile dai danni che gli abbiamo arrecato in questi anni, dobbiamo tutti fare qualcosa, prendendo a modello aziende come VMware, Alperia o Atos.