Terremoti, forse saremo in grado di prevederli?
Le faglie attive sul nostro pianeta sono migliaia e sono capaci di produrre terremoti dalla violenza devastante, poter stabilire dove e quando potrebbe scatenarsi un evento sismico sarebbe una scoperta rivoluzionaria grazie alla quale moltissime vite umane potrebbero essere salvate. Proprio per la loro imprevedibilità e potenza distruttiva, i terremoti esercitano su ognuno di noi una paura atavica, ma secondo uno studio realizzato da due ricercatori italiani, in futuro forse saremo in grado di prevederli.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Journal of Ecology and Natural Resources, è stato messo a punto da Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo “Mauro Picone”, del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac), e Luca Malagnini, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). L’analisi in questione prevede la possibilità che, nel 2024, presso la cittadina di Parkfield in California, si verifichi un terremoto di magnitudo 6.
Questa località, situata lungo la faglia di San Andreas, è nota per essere già stata colpita da vari eventi sismici di magnitudo 6, intervallati da 12-30 anni l’uno dall’altro in modo quasi regolare, dal 1857 al 2004. Per questo motivo dal 1985 i geologi americani hanno installato nella zona una rete di strumenti molto avanzata, allo scopo di rilevare cosa accade prima di un evento sismico, al fine di prevedere futuri terremoti.
Proprio sull’ultimo terremoto, quello del 2004, si concentra lo studio dei due ricercatori italiani, i quali hanno preso in esame l’evoluzione quotidiana negli ultimi cinquant’anni del baricentro dell’attività sismica presso Parkfield, hanno quindi osservato che, ciclicamente, l’attività sismica sul segmento della faglia analizzato si disperde e si concentra con un periodo di circa tre anni, probabilmente legato al ciclo climatico siccità-piovosità. Infine hanno analizzato i dati come se fossero raccolti in tempo reale e, fermandosi a cento giorni prima del terremoto del 2004, la metodologia ha permesso una esatta previsione retrospettiva del giorno del terremoto: 28 settembre 2004.
L’analisi ha anche permesso di capire come l’ultimo evento importante di Parkfield, previsto erroneamente dagli scienziati dell’università di Berkeley nel periodo 1985-1993, sia invece avvenuto nel 2004: la causa del ritardo è una perturbazione meccanica subita dalla faglia di San Andreas, dovuta a un altro terremoto di magnitudo superiore a 6 accaduto su una faglia vicina, a Coalinga, nel 1983.
La metodologia sviluppata da Sebastiani e Malagnini prevede che il prossimo terremoto di magnitudo 6 avverrà nel 2024 entro il segmento di Parkfield della faglia di San Andreas. I due ricercatori hanno mostrato che l’accuratezza predittiva del loro metodo diventa sempre maggiore mano a mano che ci si avvicina al momento in cui accadrà il terremoto di cui si sta tentando di prevedere il tempo di occorrenza. È quindi importante procedere a un periodico aggiornamento della previsione, con cadenza almeno annuale o semestrale, fino al prossimo evento. Gli sviluppi prossimi di questa ricerca comprendono l’applicazione ampia del metodo ad altri siti lungo faglie simili a quella di San Andreas, dove sono avvenuti terremoti ripetitivi di magnitudo significativa, prima di applicarlo con eventuali modifiche a situazioni più complesse come ad esempio le faglie dell’Appennino.