Quando la comunicazione viene messa a nudo da un’enciclica
“Nella comunicazione digitale si vuole mostrare tutto ed ogni individuo diventa oggetto di sguardi che frugano, denudano e divulgano, spesso in maniera anonima. Il rispetto verso l’altro si sgretola e in tal modo, nello stesso tempo in cui lo sposto, lo ignoro e lo tengo a distanza, senza alcun pudore posso invadere la sua vita fino all’estremo”.
Sono parole dirompenti e forti quelle scritte da Papa Francesco al punto 42 della Lettera enciclica “Fratelli tutti” sulla fratellanza e l’amicizia sociale. Sono parole che lanciano un monito accorato e fermo, fortemente umano e sociale prima che religioso.
L’enciclica, firmata lo scorso 3 ottobre, indaga i sentimenti e gli stati d’animo degli uomini e delle donne, in rapporto alla tecnologia e al digitale. Viene analizzato il rapporto che così si crea e le reali conseguenze sull’individuo, anzitutto da un punto di vista psicologico e fisico.
Il titolo dei primi due punti trattati da Papa Francesco è “L’illusione della comunicazione”: parole scelte per mettere sùbito in guardia da quella “infosfera” definita dal filosofo dell’informazione Luciano Floridi come “la globalità dello spazio delle informazioni che include sia il cyberspazio (internet, telefonia digitale, ecc.) sia i mass media classici (biblioteche, archivi, emeroteche)”. Un mondo vastissimo e pervasivo, nel quale si è immersi dal primo all’ultimo giorno di vita: un mondo affollato di pericoli e incognite, se non usato con responsabilità e attenzione.
Gli affondi di Papa Francesco si susseguono nel testo, senza tregua e guardano anche ai movimenti digitali di odio e distruzione che “non costituiscono – come qualcuno vorrebbe far credere – un’ottima forma di mutuo aiuto, bensì mere associazioni contro un nemico. Piuttosto, «i media digitali possono esporre al rischio di dipendenza, di isolamento e di progressiva perdita di contatto con la realtà concreta, ostacolando lo sviluppo di relazioni interpersonali autentiche».
L’enciclica cita, come in un saggio scientifico, i rischi fisici ed emotivi causati da un uso distorto del digitale in cui l’alienazione sembra farla da padrona. Il richiamo arriva veloce alla necessità di relazioni vere e off line, fatte di corporeità e contatto umano: “C’è bisogno di gesti fisici, di espressioni del volto, di silenzi, di linguaggio corporeo, e persino di profumo, tremito delle mani, rossore, sudore, perché tutto ciò parla e fa parte della comunicazione umana”. Insomma, un piccolo trattato di comunicazione non verbale.
Termini scelti con cura, questi ultimi, che possono sorprendere per la loro espressività “terrena” e per evocare quella tipicità e fragilità proprie della natura umana.
Si arriva così al tema dell’autenticità dei rapporti che si instaurano sui social e nel più ampio mondo del virtuale: “che dispensano dalla fatica di coltivare un’amicizia, solitamente dissimulano e amplificano lo stesso individualismo che si esprime nella xenofobia e nel disprezzo dei deboli. La connessione digitale non basta per gettare ponti, non è in grado di unire l’umanità”.
Dal punto 44 si parla poi, senza filtri, di “Aggressività senza pudore”: sul banco degli accusati salgono ovviamente i social, spesso strumenti di violenza verbale definita ancora più sfrenata di quella fisica. Papa Francesco dice senza mezzi termini: “L’aggressività sociale trova nei dispositivi mobili e nei computer uno spazio di diffusione senza uguali”. Il discorso si allarga all’ambito politico ed economico, ricordando come possano essere veicolate forme di controllo sociale, meccanismi di manipolazione delle coscienze e del processo democratico: “Il funzionamento di molte piattaforme finisce spesso per favorire l’incontro tra persone che la pensano allo stesso modo, ostacolando il confronto tra le differenze. Questi circuiti chiusi facilitano la diffusione di informazioni e notizie false, fomentando pregiudizi e odio”.
Ecco che si arriva al tema delle fake news e alla necessità di un’informazione corretta, in grado di valorizzare la molteplicità dei pensieri e dei punti di vista.
La domanda a questo punto è: il pontefice sta davvero “attaccando” il mondo dei social e del digitale? Solo apparentemente, vista l’attenzione posta da Papa Francesco – fin dal suo insediamento – ai profili social con cui quotidianamente e con semplicità dialoga con i suoi follower. Il Vescovo di Roma ha voluto infatti costruire un dialogo diretto ed empatico (e per ovvie ragioni virtuale) con i quasi 5 milioni di fedeli o curiosi che seguono il suo account @Pontfex_it su twitter, soprattutto grazie ad un linguaggio diretto, umile e mai arroccato in questioni puramente teologiche.
La critica è a tutto tondo, e arriva anche all’autoanalisi “«[…] Persino nei media cattolici si possono eccedere i limiti, si tollerano la diffamazione e la calunnia, e sembrano esclusi ogni etica e ogni rispetto per il buon nome altrui». Così facendo, quale contributo si dà alla fraternità che il Padre comune ci propone?”.
Al punto 48 si parla poi di un tema fondante che viene contrapposto a quello dell’isolamento: ovvero l’ascolto. A questo punto, il titolo è cambiato: si parla di “Informazione senza saggezza”. Il tema dell’accoglienza dell’altro, del superamento del narcisismo, del prestare attenzione e del prendersi cura di chi si ha di fronte (senza fretta e superficialità) irrompe nell’enciclica: “Venendo meno il silenzio e l’ascolto, e trasformando tutto in battute e messaggi rapidi e impazienti, si mette in pericolo la struttura basilare di una saggia comunicazione umana. Si crea un nuovo stile di vita in cui si costruisce ciò che si vuole avere davanti, escludendo tutto quello che non si può controllare o conoscere superficialmente e istantaneamente. Tale dinamica, per sua logica intrinseca, impedisce la riflessione serena che potrebbe condurci a una saggezza comune”.
Papa Francesco sembra voler affermare che dal linguaggio, dalla nostra capacità di porci in ascolto rispetto agli altri, dalla nostra apertura verso gli altri dipendano la nostra felicità e il nostro benessere. Insieme ad una buona dose di libertà.